Marco Pressi, un giovane manager che si occupa della formazione del personale, è amato da tutti fino al momento in cui la direzione gli affida l’ingrato compito di licenziare venticinque persone in poco più di due mesi…,Sa cosa dire il giovane regista Eugenio Cappuccio e, evento più raro nel panorama italiano, sa anche come mostrarlo. È la voce fuori campo del protagonista ad aprire il film: “Non vi conosco ma già vi stimo moltissimo perché avete un progetto. Io non ho progetti, solo desideri e obbiettivi”. Sembra una rivelazione profonda fatta dal protagonista a noi spettatori e invece il controcampo ci rivela essere una lezione di formazione per gli impiegati di un’azienda. Loro, come noi, hanno ricevuto la stima del protagonista che presto si troverà a tradirli.,Nella grande società, il rampante Marco non ha avuto difficoltà ad emergere dedicandosi completamente al lavoro. Appartamento, donne, mamma: tutto è sottomesso alla frenetica attività lavorativa che si trasforma in logorio interiore dopo il difficile nuovo incarico. Al lavoro Marco diventa il killer, colui che armato soltanto della propria parola, licenzia senza scrupoli donne malate e migliori amici. Per contro, nella dimensione domestica, Marco si trasforma nel morto, come lo chiama scherzosamente la sua ragazza: non parla, non esce con gli amici, non pulisce la casa. In questo lassismo che ingloba le sue ore notturne, l’unico atto compiuto è la ricerca di qualcuno a cui dormire accanto, con la pretesa di poterlo chiamare amore. ,Anche se il lato sentimentale della vicenda pecca a tratti di qualunquismo (la storia con Angelique, la morte del padre per intossicazione da vernici), la descrizione del conto alla rovescia dei licenziamenti ricorda a tratti il sarcasmo delle commedie di Pietro Germi. Si gioca con il nuovo lessico aziendale per una conseguenza apprezzabile: eliminare dal vocabolario di ogni capo “Ti stimo moltissimo”. ,Daniela Persico,

Volevo solo dormirle addosso
Da formatore a tagliatore di teste: le vicissitudini di un giovane manager.