Circondata da un’aura di rispetto e di formali tradizioni (la compostezza e i cerimoniali delle corti inglesi sono esaltate nel cinema fin dai tempi del memorabile Testimone d’accusa di Billy Wilder del ‘57), Fiona Maye deve prendere decisioni più che salomoniche, e che sa benissimo susciteranno aspre polemiche. Tratto dal romanzo The Children Act (in Italia La ballata di Adam Henry) del notissimo scrittore inglese Ian McEwan che ne ha adattato anche qui la sceneggiatura, si apre con il caso di due neonati siamesi, la cui separazione porterà subito alla morte di uno dei due; ma non intervenire condannerebbe entrambi. Nonostante l’avversità dei genitori, che preferirebbero non decidere drasticamente e lasciare che la natura facesse il suo corso, la giudice Maye applica la legge e non la morale: uno morirà perché l’altro possa vivere. Risoluta e certa nel lavoro che le assorbe ogni istante della giornata, Fiona Maye lascia ben poco spazio al privato, tanto che il marito Jack, stanco di essere trascurato, le annuncia che intraprenderà una relazione extraconiugale, visto che il loro ultimo rapporto fisico risale a quasi un anno prima.
Una decisione che sembra non influenzare troppo la vita di Fiona, già presa dalle prove per un concerto nel quale dovrà esibirsi al pianoforte, sua passione, ma soprattutto dal nuovo caso che le è stato assegnato: un diciassettenne, figlio di Testimoni di Geova, che rifiuta la trasfusione che permetterebbe a lui leucemico di aver salva la vita. Tetragona nella applicazione della legge, Fiona accetta però di incontrare il ragazzo nella sua camera d’ospedale, ed eccezionalmente si lascia andare, al punto di cantare con lui, che l’accompagna alla chitarra, una ballata tradizionale tratta da versi del grande poeta William Butler Yeats. Ma l’ovvia decisione di salvare obbligatoriamente la vita al giovane, instillerà nel ragazzo un sentimento di dipendenza e di crisi rispetto alle sue convinzioni, che non potranno non mettere in crisi la lucida razionalità della giudice.
Il film di Richard Eyre (regista 75enne molto classico, che ha alternato nella sua carriera teatro, tv e cinema) porta avanti parallelamente le vicissitudini della vita pubblica e privata di Fiona, fino all’inevitabile punto di crisi. Forse un approccio più approfondito della vicenda del ragazzo e dei suoi dubbi esistenziali avrebbe dato ulteriore profondità a una storia che spinge a pensare e interrogarsi sui limiti della legge, ma Il verdetto – The Children Act è soprattutto l’occasione per lasciarsi sorprendere, se ancora fosse possibile, dalle capacità artistiche di Emma Thompson, che dà al personaggio di Fiona Maye uno spessore e una completezza che solo i grandi interpreti riescono a padroneggiare. Stanley Tucci dimostra ancora una volta la sua versatilità nel rendere con pochi gesti e parole le sofferenze di un uomo buono e innamorato, che all’esasperazione sostituisce l’ennesima prova di affetto, mentre il giovane Fionn Whitehead, dopo la già convincente prova in Dunkirk, lascia intravedere un brillante futuro che lo aspetta al cinema.
Beppe Musicco