Vincenzo Pacilli, giovane napoletano, vive nel misero quartiere di Secondigliano con la famiglia. Cerca di darsi da fare come operaio, ma alla povertà e ai soprusi – la casa è a rischio sfratto, causa odioso proprietario – si aggiungono altre tragedie: la morte del padre, il decadimento fisico e psicologico della madre, le molestie di uno zio alla sorella di Vincenzo… Il ragazzo, per aiutare la famiglia, si arruola nell’esercito, e dopo un po’ finisce nel Kosovo. Sembrerebbe l’inizio di una sistemazione, ma al ritorno avrà un’amara e dolorosa sorpresa…,Il secondo film di finzione di Vincenzo Marra – è autore di vari documentari – dopo il felice esordio con Tornando a casa (vinse la Settimana della Critica a Venezia 2001) è sulla falsariga del primo film il racconto di umili cittadini di un Sud povero e dignitoso. Ma se in Tornando a casa il giovane (è del ’72) regista napoletano sapeva coniugare denuncia e racconto, dialetto e caratteri, in questa seconda prova la mano è meno felice. Accanto a Vincenzo (l’omonimo, non professionista, Vincenzo Pacilli), le altre figure non sono altrettanto ben delineate (e poco servite da interpretazioni non sempre all’altezza), e il susseguirsi di tragedie risulta a momenti meccanico, tanto da non far scattare sempre un’immedesimazione e la naturale compassione. Nella messa in scena c’è un che di ripetitivo (le inquadrature ricorrenti di Vincenzo in motorino) e forzato, e l’epilogo – troppo brusco – dopo il ritorno del ragazzo dal Kosovo sa troppo di “film di denuncia” cronachistico. Alla fine, il risultato complessivo risulta dignitoso ma un po’ deludente per chi aveva amato l’opera prima di Marra (una vicenda di pescatori di contrabbando). ,Rimane nel cuore la figura del protagonista, ragazzo che soffre per ingiustizie e dolori ma non sa come reagire.,Antonio Autieri,

Vento di terra
Le vicissitudini di un giovane operaio, povero, che decide di entrare nell'esercito per aiutare la famiglia.