Il libro Venti sigarette a Nassirya, da cui il film è tratto, fu scritto dallo stesso regista Aureliano Amadei per raccontare le vicende drammatiche in cui si trovò dopo aver accettato di accompagnare il regista e produttore Stefano Rolla per girarvi un film. All’inizio del film vediamo Amadei, o meglio Vinicio Marchioni (il Freddo nella serie tv Romanzo criminale) che lo interpreta, a cincischiare tra amici no global, centri sociali, genitori separati e svagati e rapporti complicati con le donne (una fidanzata brasiliana assillante che lui vorrebbe scaricare, varie amiche con cui occasionalmente andare a letto tra cui l’amica del cuore). Con il cinema come passione. Tanto da vincere la ripugnanza per l’esercito e per una missione detestata, da buon pacifista impegnato, e andare al seguito appunto dell’esperto Rolla in Irak. Ma dopo un veloce ambientamento tra militari diversi – cioè “umani” – da come se li aspettava, Aureliano si trova coinvolto nel terribile attentato kamikaze che il 12 novembre 2003 uccise 19 italiani tra militari, carabinieri e due civili. Ferito gravemente, ma salvo. Tornato in Italia, deve tener testa a chi vorrebbe farne suo malgrado un eroe e anche a qualche amico che lo considera un traditore.,Venti sigarette è un film strano: con tanti difetti tecnici, con una resa interpretativa non omogenea e con stilemi e tempi a tratti da fiction televisiva (quel modo “dilatato” di presentare i personaggi reali, per dar modo allo spettatore che avesse letto le cronache di riconoscerli). E con scivolate nel patetico o nel retorico irritanti, senza contare una “tirata” finale contro chi ai funerali la buttò sul patriottico invece di parlare dei soldati defunti e dei bambini iracheni morti. Presa di posizione curiosa, che – di rottura comunque rispetto agli (ex) amici pacifisti che gli rimproverano la simpatia per i miliari morti – se la prende anche e soprattutto con il povero cardinal Ruini, che pure ai funerali fece commuovere mezza Italia con la sua omelia e che certo non fu “guerrafondaia”: non solo disse «Non fuggiremo davanti a loro, anzi, li fronteggeremo con tutto il coraggio, l'energia e la determinazione di cui siamo capaci», ma anche «ma non li odieremo, anzi, non ci stancheremo di sforzarci di far loro capire che tutto l'impegno dell'Italia, compreso il suo coinvolgimento militare, è orientato a salvaguardare e a promuovere una convivenza umana in cui ci siano spazio e dignità per ogni popolo, cultura e religione». ,Detto questo, il film ha una sua energia che prende corpo anche e soprattutto dall’interpretazione di Marchioni, che passa dal tono scanzonato – con una simpatica faccia da schiaffi che promette bene per il suo futuro, anche in chiave di commedia – a quello più indignato, al ritorno in Italia; ben supporto da alcuni attori con personaggi ben delineati come Giorgio Col angeli e Carolina Crescentini (ma altri attori non sono all’altezza). E le scene dell’attentato comunicano tutta la confusione, l’angoscia e la disperazione provata quel giorno da Amadei, grazie alle riprese in soggettiva con camera a mano, da vero reportage di guerra. Un film confuso ma sincero, pieno di sbavature ma vitale; che è solo un punto di vista su quelle vicende, ma da una posizione di testimone.,Antonio Autieri,

Venti sigarette
Un giovane aspirante regista si ritrova in Irak per un film. Rimarrà coinvolto nella strage di Nassirya.