Dopo una prima avventura piuttosto divertente nella sua semplicità, torna il simbionte alieno Venom, che sembra aver ormai trovato una sorta di modus vivendi con il suo ospite Eddie Brock (Tom Hardy), giornalista in disgrazia alla ricerca di un colpo che lo rimetta in carreggiata. Peccato che Eddie lo costringa a dieta stretta, cioccolato invece dei cervelli umani di cui Venom è ghiotto, e non dia sfogo spesso quanto lui vorrebbe ai suoi impeti di violenza, che Eddie è più o meno riuscito ad incanalare in imprese al servizio della comunità. Almeno fino a quando la ex fidanzata Anne (Michelle Williams), che gli annuncia il prossimo matrimonio con la sua nuova fiamma, non mandi Eddie ben oltre i limiti.
A complicare le cose ci si mette Cletus Kasady (Woody Harrelson, un po’ gigioneggiante), il serial killer visto nell’ormai proverbiale scena dopo i titoli del capitolo precedente. Chiuso in un carcere di massima sicurezza e prossimo all’esecuzione, Cletus offre proprio ad Eddie la sua ultima intervista, nel tentativo di raggiungere a mezzo stampa la sua fidanzatina dei tempi dell’orfanotrofio, dispersa chissà dove (la ragazzina, si scopre in un lungo prologo, era una mutante pericolosissima, e per questo rinchiusa in un oscuro luogo di controllo e sperimentazione). Eddie, però, con l’aiuto di Venom, legge “tra le righe” della confessione e riesce per primo a scoprire il luogo dove il killer ha nascosto le sue molte vittime. Si guadagna così il suo odio e in uno scontro un po’ troppo ravvicinato finisce per farsi mordere. Mal gliene incoglie perché la piccola percentuale di dna alieno che finisce nella bocca di Kasidy lo trasforma a sua volta in un simbionte deciso a spargere sangue e vendetta. Proprio mentre Eddie e Venom hanno “divorziato” una volta per tutte e l’alieno è andato a cercare fortuna per i fatti suoi.
Se il primo capitolo della saga di Venom tutto sommato sfruttava la sua totale indipendenza dall’universo Marvel (di cui anche Venom nei fumetti fa parte), per darsi un tono scanzonato ed irriverente che sopperiva ad una trama non troppo originale e complessa, qui invece la storia è appesantita da un lungo prologo in parte animato che introduce anche una mutante (Banshee, interpretata da Naomie Harris) e porta con se possibili intrecci con altri personaggi della Marvel.
La storia, che pure ha un formato abbastanza ridotto (poco più di un’ora e mezza), risulta appesantita da questa lunga introduzione concentrata sul villain. Solo e maltrattato (e si scoprirà pure molestato dai parenti adulti) Kasady sembra volerci dire che non è colpa sua se ha ammazzato tanta gente. Del resto pure la sua fidanzata dall’urlo letale ne ha passate talmente tante che sembrerebbe difficile non empatizzare con lei.
Questo almeno sembra sia quello che gli autori si aspettano da noi fino ad un certo punto, perché poi velocemente la storia si evolve nell’ennesima scazzottata tra mostri senza troppe preoccupazioni di coerenza della trama. In questo capitolo, di fatto, la strana convivenza uomo-alieno, un bromance sui generis, sostituisce di fatto la love story dell’originale, e alla fine Eddie e Venom dovranno imparare a superare le loro differenze per aver ragione dei cattivi.
La formula funziona un po’ faticosamente, ma il pubblico che lo ha premiato al botteghino americano non sembra essersene accorto. E la scena dopo i titoli che sembra voler lanciare l’incontro con Spider-Man (tradizionale antagonista di Venom) fa intendere che le avventure del simbionte alieno torneranno a rallegrarci.
Laura Cotta Ramosino
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