Certo non sarà un’edizione normale. Parte tra tanti timori e incertezze la 77ma edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica (2-12 settembre). Un’edizione ridotta (poco più di 60 film, di cui 18 in concorso: ma non è detto che la cura “dimagrante” sia un male), con poca America “non hollywoodiana” e molti titoli italiani ed europei ma anche di cinematografie meno presenti in altre annate, con pochi big e nomi sicuri e tanti outsider.

Molta Italia, si diceva. A partire dal film inaugurale domani sera, ovvero Lacci di Daniele Luchetti, con Alba Rohrwacher, Luigi Lo Cascio, Laura Morante, Silvio Orlando, Giovanna Mezzogiorno e Adriano Giannini, e da Lasciami andare di Stefano Mordini, con Stefano Accorsi, Valeria Golino e Maya Sansa, che chiuderà la rassegna. Entrambi fuori concorso. In gara per il Leone d’oro e gli altri premi, invece, ben 4 film italiani come non succede spesso (soprattutto da quando è direttore Alberto Barbera, in genere poco autarchico): Le sorelle Macaluso di Emma Dante (con attrici poco note, a parte Donatella Finocchiaro), Miss Marx di Susanna Nicchiarelli (con cast internazionale) sulla figlia di Karl Marx, Padrenostro di Claudio Noce con Pierfrancesco Favino (nei panni di Alfonso Noce, padre del regista, un vicequestore che subì un attentato terroristico negli anni 70) e il documentario Notturno di Gianfranco Rosi (già Leone d’oro nel 2013 con Sacro GRA) che ha girato per tre anni sui confini fra Siria, Iraq, Kurdistan e Libano in vari teatri di guerre sanguinose. Tra i rivali, solo due produzioni americane ma “minori” (che non è un giudizio di merito, si intende) sia per taglia produttiva che per nome di chi dirige: Nomadland di Chloé Zhao, regista cinese che lavora negli Stati Uniti (in Italia si è visto e apprezzato il suo secondo lungometraggio, The Rider – Il sogno di un cowboy ) e che presto dirigerà il suo primo film hollywoodiano, The Eternals della Marvel; The World to Come di Mona Fastvold, norvegese anch’essa trapiantata in America (ma nella New York del cinema “indipendente”). Peraltro in Nomadland c’è Frances McDormand, grandissima attrice due volte premio Oscar, che da sola rappresenta un gran bel pezzo del miglior cinema americano degli ultimi trent’anni; mentre in The World to Come c’è Casey Affleck, anche se non come protagonista.

Tra i rivali noti in gara, nomi cari ai critici e ai cinefili ma non al grande pubblico: il russo Andrej Končalovskij, che ha lavorato anche a Hollywood negli anni 80, alterna prodigi a realizzazioni minori (di recente fu dolorosamente molto bello il suo Paradise, Leone d’argento a Venezia nel 2016, molto meno il recente Il peccato – Il furore di Michelangelo girato in Italia. Vediamo come sarà il nuovo Dorogie Tovarischi (Dear Comrades). Registi da festival – e a volte questa definizione mette giustamente in sospetto – sono la francese Nicole Garcia, che propone Amants, il messicano Michel Franco (Nuevo Orden), l’israeliano Amos Gitai (Laila in Haifa). Ancora meno noti gli altri registi in gara. Ma a volte è un bene, quando arriva un nome nuovo (magari un esordiente) e spiazza tutti per freschezza e talento. È sempre bello poter dire: è nata una stella. Vedremo se piaceranno alla critica e soprattutto alla giuria, guidata dalla grande attrice australiana Cate Blanchett, e composta dalle registe Veronika Franz (Austria) e Joanna Hogg (Gran Bretagna), dai colleghi Christian Petzold (Germania) e Cristi Puiu (Romania), dall’attrice Ludivine Sagnier (Francia); per l’Italia, la sorpresa di vedere uno scrittore Nicola Lagioia, dal 2016 direttore del Salone Internazionale del Libro di Torino. In passato succedeva spesso, ma ormai da tempo mancava una figura letteraria. Potrebbe essere una riapertura auspicabile, per il futuro, anche con nomi più di spicco e internazionali.

Tra gli altri film attesi, tra le altre sezioni, fuori concorso oltre ai due film italiani citati, tanti documentari nazionali (tra cui uno su La dolce vita di Fellini e un altro sul cantautore Paolo Conte), Love After Love di Ann Hui, regista cinese di Hong Kong che riceverà Il Leone d’oro alla carriera e che nel 2011 portò a Venezia il toccante A Simple Life. Tra gli altri film di finzione, Mandibules di Quentin Dupieux e Night in Paradise del sudcoreano Park Hoon-Jung.

Tra le sezioni più “sperimentali”, citiamo tra i tanti in Orizzonti I predatori di Pietro Castellitto con Massimo Popolizio e Vinicio Marchioni, Mainstream di Gia Coppola (ultima del clan: il nonno è Francis Ford, la zia è Sofia) con Andrew Garfield, Nowhere di Uberto Pasolini (regista italiano a Londra, che torna sette anni dopo lo splendido Still Life) con James Norton.

Sempre tra gli italiani, in gara alla Settimana Internazionale della Critica Non odiare, debutto di Mauro Mancini con Alessandro Gassmann e Sara Serraiocco. Mentre nell’altra sezione autonome, le Giornate degli autori, tra i dieci titoli in concorso ci sarà Spaccapietre di Gianluca e Massimiliano De Serio, con Salvatore Esposito, attore reso celebre dalla serie tv Gomorra; mentre fuori gara troviamo Guida romantica a posti perduti di Giorgia Farina, road movie con Clive Owen, Jasmine Trinca, Andrea Carpenzano e Edoardo Gabbriellini.

Ma è evidente che in un anno segnato dalla pandemia e con il Cinema in grave crisi in tutto il mondo, più che sui singoli film ci si interroga sulla sostenibilità della Mostra – primo grande festival a essere organizzato “live”, dopo che perfino Cannes si era arreso a malincuore – con numerose misure di sicurezza per evitare problemi (e tutti fanno gli scongiuri). E sulla forza di un’arte colpita al cuore da questa tragedia mondiale: vero è che i film presentati sono stati girati prima, ma si giocano il loro futuro ora. Riusciranno a contribuire alla ripartenza del Cinema, nel mondo? Avranno le qualità per farsi notare dal pubblico pigro, distratto o spaventato di quest’annata 2020? Ce lo auguriamo di cuore. I nostri inviati (pochi rispetto al solito, per il “taglio” degli accrediti per le misure di distanziamento che tolgono posti nelle sale, ma più che agguerriti) ce ne daranno conto.

Antonio Autieri

Nella foto: il Palazzo del Cinema della Mostra di Venezia, con il muro per dividere il “tappeto rosso” dal pubblico

 

Di seguito l’elenco completo di tutti i film del concorso di Venezia 77.

IN BETWEEN DYING di HILAL BAYDAROV (Azerbaijan, USA)

LE SORELLE MACALUSO di EMMA DANTE (Italia)

THE WORLD TO COME di MONA FASTVOLD (USA)

NUEVO ORDEN di MICHEL FRANCO (Messico, Francia)

AMANTS di NICOLE GARCIA (Francia)

LAILA IN HAIFA di AMOS GITAI (Israele, Francia)

DOROGIE TOVARISCHI (DEAR COMRADES) di ANDREI KONCHALOVSKY (Russia)

SPY NO TSUMA (WIFE OF A SPY) di KIYOSHI KUROSAWA (Giappone)

KHORSHID (SUN CHILDREN di MAJID MAJIDI (Iran)

PIECES OF A WOMAN di KORNÉL MUNDRUCZÓ (Canada, Ungheria)

MISS MARX di SUSANNA NICCHIARELLI (Italia, Belgio)

PADRENOSTRO di CLAUDIO NOCE (Italia)

NOTTURNO di GIANFRANCO ROSI (Italia, Francia, Germania)

ŚNIEGU JUŻ NIGDY NIE BĘDZIE (NEVER GONNA SNOW AGAIN) di MAŁGORZATA SZUMOWSKA e MICHAŁ ENGLERT (Polonia, Germania)

THE DISCIPLE di CHAITANYA TAMHANE (India)

UND MORGEN DIE GANZE WELT (AND TOMORROW THE ENTIRE WORLD) di JULIA VON HEINZ  (Germania, Francia)

QUO VADIS, AIDA? di JASMILA ZBANIC (Bosnia Erzegovina, Austria, Romania, Paesi Bassi, Germania, Polonia, Francia, Norvegia)

NOMADLAND di CHLOÉ ZHAO (USA)