Molto attesa dalla comunità cinefila e dall’industria cinematografica, italiana e internazionale, la partenza della 77ma Mostra del Cinema di Venezia – primo festival importante a ripartire, tra mille dubbi e incertezze, in programma dal 2 al 12 settembre – non ha deluso. Abituati a inaugurazioni paludate e noiose, quest’anno dobbiamo ammettere che anche chi l’ha vista in tv su Rai Movie o – come chi scrive – in uno dei tanti cinema che per la prima volta proiettevano la serata inaugurale (film d’apertura compreso) non si deve essere annoiato, purché ovviamente interessato all’argomento.  L’inizio è stato da brividi, con le note di Ennio Morricone tratte da C’era una volta in America (il celeberrimo “Tema di Deborah”) riprodotte da un ensemble di archi dell’Orchestra Roma Sinfonietta diretta da Andrea Morricone, figlio del grande Maestro, e sullo sfondo le immagini del capolavoro di Sergio Leone. Davvero un grande momento, con la sala immersa in un’atmosfera incantata.

Poi la cerimonia, con un intervento della madrina Anna Foglietta: dopo un ulteriore omaggio a Morricone, il suo discorso inaugurale che, sul filo della retorica, ha esaltato la resistenza dell’Italia nei mesi della pandemia – con un pensiero particolare per medici e infermieri da un lato e parenti delle vittime dall’altro – e la necessità di uno scatto d’orgoglio «per immaginare e costruire un mondo che verrà» grazie anche al Cinema e alla Mostra di Venezia. E del ruolo della Settima Arte e degli sforzi per far ripartire un’industria messa in ginocchio in tutto il mondo dal Coronavirus si è parlato parecchio: dalla presidente della giuria, Cate Blanchett, che esaltato i festival come luogo di confronto tra autori e affermato che proprio la situazione attuale potrebbe dare spazio a scoperte maggiori; a Tilda Swinton, Leone d’oro alla Carriera, che ha inneggiato a Venezia e regalato un omaggio allo scomparso Chadwick Boseman («Viva Venezia! Wakanda Forever!»); ai tanti registi e attori (tra  questi, George Clooney, Ang Lee, Sofia Coppola, Jodie Foster, Dustin Hoffman, Paolo Sorrentino, Gabriele Salvatores) che, con brevi video, hanno esaltato l’esperienza cinematografica in sé, riscoperta paradossalmente nei lunghi mesi di chiusura delle sale cinematografiche un po’ ovunque.

Infine, il direttore di Venezia, Alberto Barbera, è salito sul palco insieme ad alcuni suoi colleghi di prestigiose rassegne (tra cui l’amico-rivale Thierry Fremaux, che a malincuore mesi fa ha dovuto annullare l’edizione di 2020 di Cannes: quanto gli deve essere costato venire al Lido a celebrare il festival “concorrente”?): anche qui, tante parole – un po’ referenzali, ma comprensibili visto il clima – sull’importanza dei festival. Solo un intervento però, quello di Karel Och (direttore artistico del festval di Karlovy Vary, nella Repubblica Ceca), ha aggiunto un pensiero sul futuro della sala cinematografica. Senza il quale il Cinema è poca cosa, festival compresi. Ma, come si diceva, per una volta ci sono state emozioni sincere e non discorsi roboanti e vuoti. E nessun politico a parlare (evviva!): il ministro Dario Franceschini ha incassato in silenzio il plauso di Barbera per il sostegno del Mibact. E ribadiamo: bella l’idea di proiettare la serata nei cinema italiani, grazie all’accordo tra Biennale e ANEC, l’associazione nazionale degli esercenti. Lo si doveva fare da tempo. Uno dei tanti esempi di creatività “costretta” dalla terribile situazione di quest’anno: meglio tardi che mai.

Antonio Autieri

La cerimonia di apertura della 77ma Mostra di Venezia: