Dal regista di Train de vie Radu Mihaileanu, un film che intreccia le vicende del protagonista con la storia sociopolitica israeliana degli ultimi 20 anni, affrontando scottanti interrogativi con sincerità e grande ironia, riuscendo a non risultare retorico, banale o ridondante. Schlomo si imbatte fin da piccolo nella contraddizione degli estremismi religiosi, è costretto a nascondere la sua vera identità per non morire, affronta le difficoltà dell’integrazione culturale, la persistenza dei pregiudizi di classe e la questione palestinese. La vita e la maturazione di Schlomo restano sempre l’elemento centrale della storia e ciò che si impone non è tanto il dramma del popolo, ma quello umano, accompagnato sempre da una positività struggente. La madre adottiva, Yael, pur nel timore di aprire la propria famiglia al nuovo venuto, impara con Schlomo lo stupore per le cose più semplici, e comprende la necessità di non imporsi, ma di sostenere il nuovo figlio e guardarlo crescere. L’autoritario padre adottivo, che comunque lo aveva già accolto senza ancora conoscerlo, continua a chiamarlo figlio anche durante la naturale ribellione adolescenziale; perché comunque animato da grandi ideali (finalmente una famiglia che non ha paura della quotidianità!). Giocano un ruolo molto importante anche la figura del rabbino, come maestro, e un eccentrico zio come custode di una tradizione affascinante, occasione per Schlomo di mille domande. Il desiderio sempre vivo del protagonista di poter un giorno rivedere sua madre: ogni suo passo (lo studio, l’amore, il lavoro), nei momenti difficili e in quelli felici, è vissuto nella certezza del rapporto con lei. E una volta adulto, Schlomo comprenderà che il gesto della madre non è stato di rifiuto, ma per un amore infinito: perché il figlio potesse vivere e diventare un uomo e potesse un giorno mantenere la sua promessa… Da ultimo, una nota sul titolo originale Va, vis e deviens, che esprime in maniera ancora più profonda il percorso della storia: vai, vivi e diventa. Diventa grande, diventa un uomo. E per il nostro protagonista, segnato da una profonda ferita, è evidente che ciò diventa possibile solo grazie all’amore delle persone incontrate.,Ilaria Giudici,