Considerato il testo che ha segnato l’inizio della “beat generation”, il poema “Urlo” (Howl) di Allen Ginsberg fu recitato per la prima volta in pubblico dal suo autore nel 1955 a San Francisco. I versi di attacco: “Ho visto le migliori menti della mia generazione distrutte dalla pazzia, affamate, isteriche, nude trascinarsi per strade di negri all'alba in cerca di droga rabbiosa…” sono entrati rapidamente nella storia della poesia contemporanea. ,Edito dalla City Lights Books di Lawrence Ferlinghetti (altro poeta), il poema fu subito accusato di pornografia, per i riferimenti al sesso e all’omosessualità, al punto che il suo editore fu chiamato a difendersi in tribunale. Da questo spunto parte il film di Epstein e Friedman, (che vede come produttore anche il regista Gus Van Sant), che si svolge su quattro binari narrativi: il suddetto processo, un’intervista a Ginsberg dell’anno seguente, alcuni aneddoti della vita dell’autore e, da ultimo, una serie di animazioni che illustrano i punti salienti del poema e che cercano (con una colonna sonora jazz in stile be-bop) di dare il senso del tempo e del ritmo dell’opera. ,Forse due sono gli aspetti più interessanti dell’opera, che oscilla tra il documentario e il film vero e proprio: il primo è la consapevolezza che quei giovani, ancora in giacca e cravatta come tutti i loro coetanei che ascoltavano “Urlo”, stavano cominciando ad affrancarsi dal conformismo americano degli anni ’50, aprendo la strada a quelli che sarebbe diventati i “beatniks”, gli “hipsters”, gli “hippies”, i “figli dei fiori”, i fanatici dei viaggi in India, delle droghe e tutto quello che ne è seguito da un punto di vista del costume, della musica e di tutto il resto. Allen Ginsberg è ancora lontano dall’apparire come un santone calvo e barbuto che si accompagna con un organetto salmodiando: è timido, cerca di darsi un atteggiamento quando parla, è sinceramente entusiasta degli incontri che fa, delle amicizie e del sodalizio affettivo con Peter Orlovsky. Il secondo, la recitazione in senso stretto, che rende la tensione poetica dell’autore (che sarebbe stata apprezzata anche senza le animazioni grafiche, comunque). Molto compresi nella parte, James Franco (che con una pessima barbetta posticcia interpreta Ginsberg) e tutti gli interpreti. ,Beppe Musicco