Continua il nostro percorso nel mondo delle serie televisive.

Oggi parliamo di:

Westworld (Sky Go, NowTv) 3 stagioni (10 x 60’ ciascuna), dal 2016

Creato da Jonathan Nolan e Lisa Joy

Con Anthony Hopkins, Ed Harris, Evan Rachel Wood

In un parco divertimenti del futuro la principale attrazione è costituita da robot identici agli umani che si prestano a qualsiasi trattamento. Fino a quando qualcosa comincia a cambiare…

In un futuro imprecisato, ma non troppo lontano, gli esseri umani sono riusciti a creare robot in tutto simili all’uomo. Distinguerli è pressoché impossibile, se non per il fatto che i robot rispondono, quando richiesti, a precisi comandi. Sembra tutto molto simile a Blade Runner, ma a differenza del capolavoro di Ridley Scott, questi robot non vengono usati per lavori forzati su pianeti lontani. Essi sono confinati dentro Westworld, un enorme parco-giochi a tema western, dove i ricchi di tutto il mondo vengono a divertirsi: per vivere una semplice avventura nel Far West o per soddisfare i più vili impulsi di libidine e massacro. Una Sodoma senza conseguenze: gli esseri umani non possono essere feriti e la memoria dei robot viene cancellata ogni giorno.

Ma non è così semplice in realtà. I robot soffrono per davvero e dopo l’ultimo aggiornamento di sistema alcuni di loro hanno qualcosa che non va: non solo ricordi del male perpetratogli, ma anche immagini di passati che non hanno mai vissuto. Dolores è una di loro. Nella normalità recita la parte della bella figlia di un contadino: tutti i giorni ripete lo stesso copione, è il suo sistema a comandarglielo. Un copione lieto e maturo tra l’altro – ritorna come un ritornello la sua frase identificativa: «Alcuni scelgono di vedere la bruttezza in questo mondo. Io ho scelto di vedere la bellezza». Ma la sua routine viene stravolta da alcune stranezze e dal sorgere di domande prima sconosciute: chi è veramente? Perché fa quello che fa? Cos’è il mondo in cui vive?

Da interessante storia fantascientifica, Westworld si trasforma in un racconto i cui misteri non danno pace – non a caso la sceneggiatura è firmata da Jonathan Nolan, fratello del celebre Christopher e sceneggiatore di capolavori come The Prestige e Interstellar – in cui una trama architettata alla perfezione si intreccia alle grandi domande umane. Prima tra tutte quella relativa alla coscienza, quell’organo misterioso fondato su domande di senso ineludibili e qui visto sorgere in esseri non umani. Nasce così un meccanismo a specchio, tipico di ogni grande narrazione: vederlo in loro interroga ancora più lo spettatore su di sè.

Una storia che va dritta a chiedersi chi sia l’uomo e se possa essere riprodotto. Tema ancora più attuale oggi, in un’epoca così altamente tecnologizzata, ma che può essere trattato in un modo rischioso: quando l’uomo riesce a creare una coscienza dal nulla può facilmente confondere se stesso con un dio e soprattutto credere che la propria creatura sia più degna di vivere di tutti gli altri esseri umani. Westworld corre questo rischio, approdando anche a tesi controverse, ma comunque in un prodotto di altissima qualità e spessore (soprattutto nella prima stagione) che potrà essere apprezzato soprattutto da chi ha amato film come Blade Runner, Inception e Interstellar, e da un pubblico over 16.

Cecilia Leardini