Il documentario di Dan Partland ci traghetta negli Stati Uniti, nella stanza ovale della Casa Bianca e di fronte all’uomo più chiacchierato del momento.

Donald Trump e la sua fenomenologia sono infatti al centro di #Unfit – La psicologia di Donald Trump, racconto del regista statunitense sulle logiche psicologiche e sociali che stanno dietro al successo politico dell’«uomo più arancione del mondo»: dalla diagnosi di sociopatia narcisistica all’osservazione delle sue strategie di comunicazione, l’opera di Partland procede per interviste a esperti e raccolte di materiale di repertorio, mantenendo un ritmo serrato e conquistando lo spettatore a forza di ironie e succosi aneddoti.
Persuasivo nei modi e nei contenuti, il percorso attraverso gli oscuri anfratti della mente del presidente riesce addirittura ad aprirsi a un’analisi di più ampio respiro sulle ragioni sociali, politiche e culturali che muovono l’intero popolo dei supporter di Trump.

Dall’ironia si passa allora al dramma vero di una crisi identitaria e culturale che si esprime tramite le voce della disperazione, della rabbia e dell’intolleranza: sentimenti estremi e incontrollabili, che se ben sfruttati e manipolati a dovere sono in grado di condurre un’intera nazione sull’orlo del baratro. Il percorso di analisi del personaggio rischia talvolta di svirgolare in un eccesso caricaturale, creando iperboli esagerate sui tratti umani – e meno umani – di una figura già problematica e difficilmente decifrabile.

Se lo scopo è quello di catturare l’attenzione il risultato è assicurato, più difficile reputare sempre oggettiva e rispettosa dei canoni documentaristici l’analisi condotta attraverso una narrazione che si finge imparziale, ma che nasce da presupposti già ben indirizzati verso interpretazioni precise tanto del personaggio quanto dei tempi che rispecchia.

Letizia Cilea