“Un’altra giovinezza”, adattamento del romanzo omonimo (già parzialmente autobiografico) dello studioso di religioni Mircea Eliade, è un titolo simbolico e programmatico che la dice lunga sulle intenzioni che hanno mosso uno dei più celebrati autori di cinema contemporanei a tornare dietro la macchina da presa dopo dieci anni di silenzio. Francis Ford Coppola – ed è il valore aggiunto di un film originale e sorprendente – è tornato indietro nel tempo, agli anni per lui esaltanti e ruggenti in cui non doveva dipendere da produttori capricciosi, né obbedire alle regole di Hollywood. Effettivamente il film è ambizioso e sperimentale come l’opera prima di un esordiente, e come tale è stato girato. In meno di tre mesi di riprese, effettuate quasi tutte in Romania, con un budget povero ed una troupe piccola, Coppola ha cercato dentro di sé la freschezza e l’energia del neofita, ma anche la spavalderia di chi mira in alto e in profondità, a dispetto delle logiche di mercato e dell’aspettativa del pubblico. Il risultato è un’odissea nel tempo, così come “2001” di Kubrick lo era stata nello spazio, alla ricerca dell’origine della vita e del senso che regola le leggi dell’universo. Lo studioso di linguistica interpretato da Tim Roth entra in contatto con forze misteriose e potenti che lo portano a sfiorare la conoscenza assoluta della realtà e l’essenza stessa dello spirito umano. Coppola ne approfitta per un riepilogo mitologico e antropologico che cerca di tener conto a un tempo stesso della storia dell’umanità, di quella dell’immaginario e di quella del cinema: il miraggio dell’onniscienza e la circolarità del tempo, la reincarnazione e la vita eterna, il mito del superuomo e il tema del doppio. L’amore, infine, che fa muovere il mondo, e la valenza salvifica del sacrificio. Il film dialoga con le altre opere del regista più di quanto egli sia disposto ad ammettere. Con “Il padrino” e “Apocalypse Now” condivide la struttura mitologica, con “Rusty il selvaggio” e “Peggy Sue si è sposata” l’ossessione del tempo che passa, con “Dracula di Bram Stoker” e “Jack” il tema dell’eterna giovinezza. Possiede, anche nel suo essere irrisolto e imperfetto, il fascino di tutte le esplorazioni, dove la curiosità, l’interesse e l’eccitazione provengono più dalla ricerca che dall’esito. Alla sicurezza di una strada che sia quella giusta, Coppola preferisce la suggestione dell’ignoto e il sincretismo religioso, ma sbaglieremmo se giudicassimo il risultato dispersivo anziché stimolante.,Raffaele Chiarulli

Un’altra giovinezza
Budapest, 1938. Un intellettuale rumeno sui settanta anni, pieno di rimpianti per un amore perduto in gioventù e per un lavoro incompiuto che gli ha divorato il tempo di una vita, medita il suicidio ma cambia idea quando – colpito da un fulmine – vede rifiorire il proprio corpo e moltiplicarsi le proprie capacità intellettuali. La sua vita prende una piega imprevista e intraprende un viaggio filosofico e spirituale oltre che letterale, alla ricerca di sé e del significato della sua incredibile storia.