Germania. In un giorno qualunque, due giovani si presentano senza preavviso all’albergo “Da Rosario”: sono italiani; uno, Diego, è una vecchia conoscenza del proprietario. Perché sono lì? Cosa vogliono? Diego rassicura Rosario: questioni di lavoro, si fermeranno pochi giorni. Noi sappiamo che sono camorristi e il “lavoro” è un omicidio. ,L’argomento mafioso sembra ormai scontato in una pellicola italiana che prevede di essere esportata all’estero, e il pericolo di scadere nel clichè è sempre dietro l’angolo: nel film di Cupellini, però, la camorra è soltanto lo sfondo verosimile di un racconto noir interessato soprattutto a descrivere l’inquietudine di un uomo apparentemente comune, in realtà un latitante le cui colpe passate costringono a una serenità effimera. Si può forse fuggire dal male che si ha fatto, ma si può fuggire da se stessi? Questo l’interrogativo posto dalla vicenda del protagonista Rosario, e la risposta è lasciata allo spettatore.,Nell’intreccio sono identificabili due parti principali separate da un “punto di rottura”, ovvero la semi-casuale presenza di Rosario al momento del delitto compiuto dai due malavitosi; secondo un paradigma più europeo (specificatamente italiano) che hollywoodiano, la trama è in generale soggetta ad uno sviluppo naturalistico, in cui gli snodi maggiormente significativi dipendono per lo più da gesti istintivi dei personaggi. Si può dire infatti che Una vita tranquilla, pur narrando una storia di fantasia, si proponga come un prodotto all’insegna del realismo, sia per quanto riguarda lo schema narrativo, sia per il modo in cui accenna al tema della mafia, attingendo al fatto di cronaca della strage di Duisburg del 2007 e alla questione dello smaltimento dei rifiuti campani già raccontata da Gomorra. Forte di questa caratteristica, il film si avvale inoltre di una buona regia, di un montaggio dinamico molto efficace soprattutto nelle scene d’azione e di un cast azzeccato di attori: emerge con prepotenza Toni Servillo, sulla cui capacità di studiare attentamente ogni movimento del viso fa leva più di una sequenza, ma gli tengono testa abbastanza bene i due giovani attori, Marco D’Amore (Diego) e soprattutto Francesco Di Leva nella parte di Edoardo (l’altro camorrista), e Juliane Köhler in quella della moglie di Rosario. La Köhler recita in due lingue (italiano e tedesco), Servillo in tre (anche in dialetto napoletano). La trama è tratta da “Il nemico dell’acqua” di Filippo Gravina, vincitore nel 2003 del Premio Solinas per la scrittura per il cinema.,Maria Triberti,

Una vita tranquilla
Rosario, ristoratore napoletano, vive da 15 anni in Germania, dove conduce una vita tranquilla: in realtà, l’uomo nasconde un oscuro passato.