Da certe regole non si scappa. Già lo dice il proverbio, “Non c’è il due senza il tre”, figuriamoci se Hollywood si lascia sfuggire un’altra occasione per incassare altri soldi, dopo due film che hanno sbancato il botteghino. Abbandonata la trovata del non ricordare più cosa è successo la notte precedente, che era il punto forte del primo e anche del secondo film, il terzo episodio punta ancora e a maggior ragione sul personaggio di Alan (Galifianakis), sempre più squinternato e pericoloso, vista anche la morte del padre (l’unico che esercitasse un minimo controllo sulla sua pazzia). Ma quello che, nelle intenzioni degli amici, dovrebbe essere un tranquillo viaggio per scortare Alan in una struttura che possa curarlo, si trasforma ben presto in un incubo, quando i quattro vengono sequestrati da un pericoloso criminale (John Goodman) deciso a vendicarsi di Leslie Chow, il misterioso orientale le cui strade si erano già incrociate con quelle dei protagonisti. Il film a questo punto entra in una specie di vortice di situazioni rocambolesche che hanno come sfondo Las Vegas, già scenario del primo film, a partire dai suoi hotel e casino più famosi (il Caesar’s Palace, il Bellagio, il Paris e così via, con l’eccezione di una “gita fuori porta” a Tijuana in Messico). Suites, halls, ascensori, terrazze, fontane, per non parlare dello spazio aereo che li circonda: tutto è buono per aggiungere fughe, salti, sparatorie, voli e altre scene da stuntmen, per permettere ai quattro di tornare a casa, come da copione, sani e salvi. Ma se nel primo Notte da leoni Todd Philips aveva infuso uno spunto autentico di originalità, questa volta la banalità della trama sposta tutto il peso sulle spalle di Galifianakis, che deve dare fondo a tutte le ultime possibilità del suo personaggio. Gli altri (Chow compreso, e non parliamo del buon John Goodman), sono le ombre dei soggetti dei precedenti film, e si limitano a svolgere dignitosamente il compitino. Così, al di fuori delle scenografie tutte luci e lustrini, dell’avventura resta poco e niente, e se almeno certe volgarità degli episodi precedenti ci vengono risparmiate, questa assenza mette ancora più a nudo la scarsezza di idee necessarie a tenere in piedi il film. Nonostante la scena sui titoli di coda lasci presagire altre poco raccomandabili avventure, ci assicurano che questa è veramente la fine. Speriamo.,Beppe Musicco

Una Notte da Leoni 3
Il disagio mentale di Alan col tempo sembra peggiorare, e gli amici cercano di portarlo in clinica. Invece si ritroveranno ancora a Las Vegas.