L’inizio ci ricorda un grandissimo film di guerra del passato. L’incipit di Una lunga domenica di passioni, in una trincea francese durante la prima guerra mondiale, in mezzo alla pioggia e al fango, fa infatti tornare alla memoria degli appassionati di cinema Orizzonti di gloria di Stanley Kubrick: le stesse trincee, la stessa paura, stesso orrore e “logica” di guerra disumana che schiaccia vite umane. Poi il film prende una piega diversa, ma la suggestione da grande cinema rimarranno lo sfondo di un film originale e bellissimo.,Un long dimanche de fiançailles – questo il titolo originale del nuovo film del 51enne regista che debuttò in coppia con Marc Caro in Delicatessen – è ispirato all’omonimo romanzo di Sebastien Japrisot. È la storia di una ragazza, Mathilde (interpretata da Audrey Tautou, che riforma con il regista l’accoppiata di successo de Il favoloso mondo di Amelie), innamorata di Manech, da sempre il proprio ragazzo, fin da quando si conobbero bambini. Il loro è un amore tenerissimo e puro, bruscamente interrotto dalla prima guerra mondiale. E sul fronte tedesco, Manech si fa prendere dallo sconforto per la folle violenza che lo atterrisce fino a fargli perdere il senno e, come altri compagni, si spara a una mano per non combattere più. Ma le leggi della guerra sono crudeli: condannati per autolesionismo e quindi diserzione, i cinque vengono abbandonati nella terra di nessuno, esposti al fuoco nemico, in modo da non sprecare neppure una pallottola per loro…,Mathilde, che vive con una coppia di zii che soffre a vederla soffrire, non rinuncia a sperare che Manech l’abbia scampata. E indaga, indaga: passano gli anni e lei non si arrende mai, ma le prove sono tutte contro la vita del suo dolce amore. E affiora, di scoperta in scoperta (quasi come in un giallo, gli enigmi si susseguono imprevedibili e avvincenti), tutta l’umanità di questo mondo: generali odiosi e senza pietà che si rifiutano di rendere operativa una grazia del Presidente arrivata in extremis – così, per pura crudeltà – e gente semplice e generosa che si fa in quattro per aiutarla nelle ricerche; persone il cui cuore si è indurito dal dolore e scelgono la strada della vendetta uccidendo tutti i colpevoli di quelle condanne a morte e altre ancora appassionate, nonostante tutto, della vita e decise a lasciare spazi di umanità nell’inferno della guerra e di un dopoguerra intriso di miseria e dolore. Ma su tutti si staglia l’ostinazione di Mathilde. Meglio non raccontare troppo, per non svelare una trama e un campionario di personaggi ricchissimo, quasi stordente per varietà e dovizia di temi e di dettagli: rovinare la sorpresa della visione sarebbe criminale. Ma è utile almeno dire che Una lunga domenica di passioni è un film che alterna la violenza e l’estremo realismo con cui descrive la follia della guerra, i suoi feriti e i suoi morti, con il tono grottesco tipico di Jeunet ma anche con il suo stile fantasioso, trasognato e romantico (come nel celebre Il favoloso mondo di Amelie). Una storia di grande respiro, tra le più belle degli ultimi anni, che Jeunet gestisce con bravura e virtuosismo, anche considerando l’incredibile selva di personaggi e storie parallele che si intrecciano alla ricerca di Mathilde. A fare da scintillante corredo, un cast di eccellenti attori francesi (a eccezione del cameo a sorpresa di Jodie Foster): alcuni di questi già complici di Jeunet in altri suoi precedenti lavori; oltre alla bravissima Audrey “Amelie” Tautou, da citare i fedelissimi Dominique Pinon, protagonista di Delicatessen e presente in quasi tutti i suoi film – qui è lo zio di Mathilde – e Jean-Claude Dreyfus, che in Delicatessen era il macellaio cannibale e qui è il crudele generale Lavrouye. ,Antonio Autieri