Jess è un ragazzino che si trova a disagio sia in famiglia che a scuola. I genitori sono presi dalle incombenze economiche e dai tanti figli, le sorelle maggiori lo snobbano, i compagni lo prendono in giro su tutto. Inoltre è timido e sopporta prepotenze, ama correre ma viene battuto nella gara scolastica da una ragazzina appena arrivata, Leslie. I due faranno amicizia, alleandosi contro bulletti e arroganti e trovando nell’immaginario regno di Terabithia il luogo dove cementare il loro legame e imparare a non avere paura degli altri. Ma quando la realtà sembra diventata più semplice da affrontare, arriva una tragedia che sembra cancellare tutto…
Premessa d’obbligo: chi ha figli, soprattutto in età adolescenziale (scuole medie, primi anni delle superiori), non dovrebbe perdere questo film. Poi, una volta visto, potrà leggersi quanto segue: in questo caso è quasi impossibile – nonostante la nostra idiosincrasia a svelare i colpi di scena di un film – non accennare anche solo di sfuggita alla svolta drammatica e sorprendente della pellicola di Gabor Csupo. Se invece non vi interessa scoprire in anticipo cosa succede nel film, continuate a leggere.
Dai produttori dell’americana Walden Media, che hanno realizzato al cinema i film tratti dai libri del ciclo di Narnia, Un ponte per Terabithia – dall’omonimo romanzo di Katherine Paterson, pubblicato anche in Italia da Mondadori – è un film per famiglie e per ragazzi come non se ne vedono di frequente. In realtà tale definizione gli va un po’ stretta. Tecnicamente di alto livello (gli attori sono tutti molto bravi, soprattutto i due giovanissimi protagonisti e in particolare Josh Hutcherson che interpreta Jess), è infatti una pellicola che riesce a uscire dai canoni “per famiglie” e può piacere a tutti: come nelle opere davvero ben realizzate. Unico neo, qualche “romanismo” di troppo nel doppiaggio (fico, fichissimo, ecc…) che fa ancora una volta rifugiare nel desiderio – un tempo prerogativa dei soli cinefili snob – di rivedere il film in dvd, in lingua originale e sottotitoli, per gustarsi quel che è veramente.
La storia, che sembrerebbe un invito alla fuga dalla realtà verso un mondo di sogni, è invece un delicato racconto di amicizia: un rapporto tra due adolescenti che si aiutano nelle difficoltà e si affacciano a snodi delicati dell’esistenza, dalle difficoltà con i compagni (che possono, però, essere meno odiosi del previsto) alle frustrazioni con i genitori, e perfino alle prime domande su Dio. Come quando Leslie dice a Jess “Io non credo in Gesù e mi sembra una storia bellissima, voi ci credete e ne avete paura”… Quanto alla presunta fuga dalla realtà che il sogno veicolerebbe, in questo caso la fantasia – come in altri film importanti del filone per ragazzi, dallo stesso Narnia al primo La storia infinita – è solo uno strumento per vivere meglio la realtà. Tutta quanta, compreso il primo contatto con la morte: che non viene censurata, come in opere analoghe. Tra le tante scene toccanti, in questo senso, ne ricordiamo due: quella della dura professoressa che si scioglie in lacrime davanti a Jess ricordando la scomparsa del marito (“Anche a me dicevano di non piangere – gli dice lei – ma io non volevo dimenticare”) e quella di un padre che dice nel momento più straziante parole toccanti che fanno intuire come neanche la morte annulla il valore di un rapporto vero.
Antonio Autieri