Il film “americano” di Roberto Faenza, ispirato da un romanzo di culto di Peter Cameron che il regista italiano ha “scippato” ai colleghi americani, è cronaca del male di vivere e del senso di “diversità” (metaforica, ma, ça va sans dire, anche sessuale) di un sensibile giovane figlio della buona, anzi buonissima, borghesia newyorkese, con famiglia disfunzionale da manuale: padre uomo d’affari di successo con il pallino della chirurgia estetica e fidanzate giovanissime, mamma gallerista che medita yoga e non si sa tenere i mariti, sorella universitaria con una storia con il professore di semiotica sposato e vecchio il doppio di lei, nonna saggia e alternativa con casetta e giardino fuori dalla metropoli. E non dimentichiamo il cane…,James, che, dopo l’esperienza traumatica di una visita a Washington per giovani promettenti, non vuole fare l’università e medita di darsi alla falegnameria, non sembra certo il più strano in questa collezione di personaggi più o meno disturbati, che ci sembra di aver almeno intravisto già in uno dei tanti film indipendenti americani a cui la pellicola di Faenza assomiglia tanto da sembrare a tratti un centone.,Dotato della solita nonna saggia, James ci sembra pure abbastanza intelligente e sensibile per arrivare, senza interventi esterni, in merito alle proprie preferenze sentimentali e non solo, alle stesse conclusioni, non poi così originali, cui il pubblico è arrivato a dieci minuti dall’inizio.,E cioè che normalità è un concetto sopravvalutato (ma certo il campionario offerto da Cameron e Faenza di normale ha ben poco) e che tutto sommato il giovanotto è solo straordinariamente sensibile e probabilmente gay. ,E invece a James non basta la suddetta nonna saggia, ci vogliono una serie di incontri con una life coach in tenuta da jogging che ammannisce pillole di saggezza non molto diverse da quelle dei manuali di self help.,Se non si può fare a meno di apprezzare la serietà della domanda esistenziale del protagonista, che ha fatto salutare l’autore del romanzo da cui la pellicola è tratta come un novello Salinger, alla fine, al di là dell’ottimo livello tecnico e del cast azzeccatissimo del film, l’impressione è che la montagna, ahinoi, abbia partorito l’ennesimo topolino.,Laura Cotta Ramosino

Un giorno questo dolore ti sarà utile
James ha una famiglia disfunzionale ma tutti, lui compreso, si preoccupano che James non sia “normale”…