Orazio Pettine è un commercialista affermato di Roma, sposato con Anna che organizza eventi in fiera. Sono benestanti, apparentemente senza problemi. Anzi, un problema c’è: l’ossessione di Anna di avere un figlio naturale a tutti i costi. Sottopone il marito a continue visite mediche da specialisti; non manca il ricorso alla pranoterapia e la pratica di antichi riti magici con zampe di maiale. Situazioni via via più complesse che portano Orazio a essere sospettato di far parte di una setta e a un possibile arresto… Quando lui, sfinito e ormai ridotto a sostare sul pianerottolo per avere un po’ di pace, rinuncia e propone l’adozione, lei ha pronta l’alternativa. Sarà un altro uomo a darle il figlio tanto desiderato, ma non con moderne inseminazioni artificiali: si concederà solo per poche ore a un gigolò per realizzare il suo sogno in modo naturale….

Un figlio a tutti i costi è l’opera prima del regista e attore teatrale Franco Gravina, qui nelle vesti di autore, sceneggiatore e interprete, che porta sul grande schermo una sua pièce. Lo affianca, nel ruolo di Anna, Roberta Garzia mentre il cast è arricchito dai camei o piccoli ruoli di Ivano Marescotti (il commissario), Maurizio Mattioli (medico e pranoterapeuta), Stefano Masciarelli (analista amico di Orazio). Diciamo subito che è apprezzabile l’idea di trattare un tema così delicato come quello della genitorialità, che può portare alla crisi coppie consolidate, con i toni della commedia. Il problema di fondo è però la sceneggiatura che vive molto di sketch, con il povero Orazio a correre da una parte all’altra per risolvere i diversi problemi che gli si presentano davanti. Il tutto risulta molto poco credibile, con personaggi trattati da banali macchiette (anche se Mattioli regala i migliori momenti comici del film). Mentre i diversi spunti che il film potrebbe offrire – ad esempio i dialoghi della coppia tra volere un figlio naturale o puntare all’adozione; il peregrinare da un dottore all’altro – si perdono completamente.

Aldo Artosin