Non a caso molte delle commedie che riflettono sul tema dell’integrazione sociale (dallo scanzonato Sognando Beckham all’agrodolce East is East) vengono dal Regno Unito. Una terra che sicuramente ha aumentato i suoi incassi cinematografici grazie a simpatici stereotipi di immigrati pasticcioni, ben lontani dal far riflettere lo spettatore sull’immediata e temuta società multirazziale. Ci prova Ken Loach, grande maestro del cinema sociale, che dopo aver portato, per anni, al centro dei suoi film i problemi dei nostri giorni, affronta anche i contrasti di una coppia di credo differenti. Roisin, una cattolica (divorziata) irlandese, e Casim, un mussulmano pakistano, si incontrano per via della sorellina di lui alla quale Roisin insegna musica. Bastano poche occhiate per far sbocciare un amore intenso e romantico che sembra essere destinato a concludersi con un bacio appassionato prima della separazione (come recita il poeta Robert Burns). Il bel Casim è già promesso sposo ad una lontana cugina, che lui neppure conosce, e la famiglia non vuole proprio saperne di una nuora bionda e cattolica… Nel frattempo anche per Roisin si presentano delle difficoltà: un sacerdote vecchio stampo, l’ennesimo sacerdote antipatico tratteggiato dal cinema di questi ultimi tempi, non vuole firmarle l’attestato di cattolicità necessario per insegnare nella scuola privata. Curioso che, anche in questo film, si tenti di porre sullo stesso piano le due differenti religioni tacciandole entrambe di “arcano fondamentalismo”. Raggiunto e oltrepassato il clichè della commediola, si passa a relegare la fede, che sia mussulmana o cattolica, come qualcosa d’esterno all’uomo, che si manifesta esclusivamente nella sfera sociale. Quindi si finisce per non parlare di una coppia con dei credo religiosi differenti ma piuttosto di problemi di etichetta tra diverse civiltà. L’happy end sorregge la tesi del regista che i conflitti saranno sedati soltanto con l’amore, un amore coraggioso come quello nato tra Casim e Roisin. Ma il tono del film rimane troppo leggero, la commedia d’amore resta in bilico tra il latente melodramma e la fiction televisiva in cui a tratti scade. Nulla a che vedere con quando Piovono pietre a Glasgow.,Daniela Persico