Tom è un single che si diverte ad accumulare conquiste femminili, che non rivede mai due giorni (meglio, serate e soprattutto notti…) di fila, ha fatto i soldi con un’invenzione tanto banale quanto redditizia, ed è allergico a parole come amore e matrimonio; forse anche a causa di un padre che continua a sposarsi e a divorziare con irritante ripetitività e leggerezza. Tom, escludendo qualsiasi implicazione sentimentale o sessuale, passa molto tempo libero con Hannah, la sua migliore amica e confidente. Che disapprova il suo stile di vita ma gli è affezionata, da quando si conobbero a una festa universitaria in modo alquanto stravagante (lui era entrato nel suo letto, al college, pensando di trovare una sua amica). Quando Hannah va in Scozia per lavoro, per sei settimane, Tom capisce grazie all’assenza di lei che forse il sentimento che li lega è più dell’amicizia. Desideroso di dichiararsi, al suo ritorno, viene gelato dall’annuncio di un improvviso matrimonio di lei con un giovane e aristocratico scozzese… E lui dovrà farle da “damigello d’onore”: che fare? Rifiutare o accettare per meglio cercare di far fallire il matrimonio?,Se vi sembra di aver sentito già la trama, avete perfettamente ragione: ‘Un amore di testimone’ è praticamente ‘Il matrimonio del mio miglior amico’ a sessi invertiti. Certo, solo come trama: la spumeggiante commedia con Julia Roberts era di ben altro spessore (a cominciare da un finale sorprendentemente senza lieto fine ma vero nella sua amara letizia) rispetto a questo film prevedibile in tutti i suoi snodi. E anche gli attori non sono di quel livello: lì c’erano comprimari come Dermot Mulroney, Cameron Diaz e uno strepitoso Rupert Everett, qui Patrick Dempsey (diventato famoso per la serie tv ‘Grey's Anatomy’, ma visto quest’anno anche in ‘Come d’incanto’) è appena simpatico e Michelle Monaghan è carina e spigliata ma non ha troppo spazio per emergere. ,Il vero problema è però nella storia, mal congegnata, con una lunga pausa centrale in Scozia, per i preparativi del matrimonio, in cui succede pochissimo e non si ride mai, e in generale in una sceneggiatura che prevede poche vere gag e soluzioni divertenti (a meno che non lo siano le cascatone per terra, in genere l’ultima spiaggia di una commedia senza idee). I comprimari sono appena abbozzati (perfino il grande Sidney Pollack, regista ma anche attore recentemente scomparso, qui all’ultima prova della sua carriera: che poteva finire decisamente meglio) e anche alcune situazioni cruciali sono liquidate malamente (come quando lui si rivela all’amica il girono prima del matrimonio) e gli equivoci suonano forzati. Però, a essere onesti, il film si lascia comunque guardare: pur nella sua scontatezza conserva un certo tasso di simpatia e può dunque risultare passabile per una serata di svago. Ma se cercate dalla commedia qualcosa di più, astenetevi.,Antonio Autieri