Madrid. In Tutto in un giorno Rafa è un avvocato che cerca di impedire che a una madre sia tolta la custodia della figlia. Azucena è una madre e moglie che lotta per evitare lo sfratto. Anche Teodora è una madre, una donna anziana che non riesce più a parlare con il figlio German che si sente un fallito e lavora a cottimo.

Tutto in un giorno segna l’esordio alla regia per l’argentino, ma spagnolo di adozione, Juan Diego Botto, qui anche attore nei panni del marito di Azucena (Penélope Cruz), con un film totalmente ispirato ai lavori di Ken Loach. Come indica chiaramente il titolo originale, En los margenes, quello che interessa a Botto sono i margini della società e chi li abita. Gli interessano figure oneste, madri disperate, lavoratori sfruttati, attivisti sociali che cercano di rimediare a determinate ingiustizie, in questo caso quelle rappresentate dagli sfratti che in Spagna sono oltre 400.000 all’anno. La vicenda si svolge tutta in un giorno; il ritmo è serrato e il film descrive anche un crescendo di tensione umana e sociale. Le figure raccontate sono tutte molto interessanti. A iniziare da quella di Rafa, un bravissimo Luis Tosar, qui nei panni di un avvocato impegnato in cause civili che è talmente immerso nel suo lavoro tanto da non riuscire ad essere un uomo presente per la compagna e suo figlio, con il quale, però, grazie alla convulsa giornata passata insieme, riesce a instaurare per la prima volta un rapporto vero. Sulla bravura di Penélope Cruz, non ci sono ormai più dubbi; il ruolo di madre disperata, ma altrettanto determinata e caparbia, le si addice perfettamente e il fermo immagine finale del film è un tributo al suo personaggio e alla sua bravura. Adelfa Calvo dà il volto all’anziana Teodora che si strugge per un figlio – interpretato da Font Garcia – che si considera un fallito e che ha tagliato i ponti con lei sentendosi in colpa per averle chiesto soldi per un progetto andato in fumo. Tutto in un giorno parla anche dei difficili rapporti famigliari, della solitudine delle persone e anche della forza e caparbietà femminile.

Juan Diego Botto non fa sconti in questo film che porta inevitabilmente lo spettatore a schierarsi dalla parte di questa umanità ai margini. Un film molto diretto, se vogliamo molto schematico e un po’ manicheo, con le istituzioni – soprattutto le banche – identificate come il nemico, ma che colpisce per intensità. Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 2022, nella sezione Orizzonti.

Stefano Radice

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