Donna affascinante, anziana ma ancora elegante ma con la mente un po’ svanita: così ci appare Claire Darling. Che, rimasta sola in una grande casa dove visse con il marito e i figli, è convinta di essere arrivata all’ultimo giorno della sua vita: non pensa al suicidio, è proprio convinta che alla fine di quella giornata – non sa come, ma ne è certa – morirà. E allora tanto vale disfarsi di ogni oggetto, prezioso o meno, della sua casa, vendendolo nel giardino di casa trasformato in mercatino aperto a tutte le persona della cittadina di provincia in cui vive. Morto il marito, e prima ancora un figlio giovanissimo, andata via di casa l’altra figlia con cui il rapporto è sempre stato difficile, niente la può trattenere: i soldi non le interessano, e quindi anche oggetti di valore vengono venduti a poco, suscitando l’interesse famelico della popolazione ma anche la preoccupazione di un’amica della figlia Marie che allerta la donna. Così madre e figlia si ritrovano insieme, a stretto contatto, per una giornata che risulterà tesa, emozionante, decisiva. In cui i ricordi – e molti volti – affioreranno confusamente nella memoria offuscata ma viva di Claire, e con loro rimorsi e sensi di colpa con cui fare i conti.

Tutti i ricordi di Claire (in originale La dernière Folie de Claire Darling) è il terzo film di finzione di Julie Bertuccelli, che ha un curriculum decisamente più ricco come documentarista: tratto da un romanzo americano (Faith Bass Darling’s Last Garage Sale di Lynda Rutledge) ambientato in Texas, mentre qui l’azione è spostata in una pittoresca, colorata ma angosciante – più che altro per la storia raccontata – provincia francese. I toni e i temi  sono quelli simili a tanti film analoghi – e su cui il cinema francese in particolare, ma non solo, ci ha spesso “giocato” – come il tempo che passa, la mente che vacilla, i ricordi dolci e quelli che fanno male, il male subìto e quello fatto con i relativi sentimenti che si sono accumulati. E che in una giornata di vero snodo dell’esistenza sono pronti a esplodere. Qui in realtà Claire e la figlia (interpretate da Catherine Deneuve e Chiara Mastroianni, madre e figlia anche nella realtà), dopo un rivedersi inizialmente freddo, si punzecchiano ma non esplodono mai definitivamente, nonostante la figlia abbia tanto da rinfacciare alla madre; ma con il passare dei minuti del film, e delle ore della giornata, la pietà sembra avere il sopravvento.

Le due interpreti reggono bene il gioco – la Deneuve con la sua classe e la Mastroianni con i suo temperamento fragile e nervoso; e notevoli sono anche Alice Taglioni e Colomba Giovanni che le interpretano nel passato – ma il film gira parecchio a vuoto, sembra molto più lungo di quanto non sia e fila verso un doppio epilogo che un po’ ci immaginiamo e un po’ ci spiazza senza però appassionarci ai destini di questa famiglia, pur colpita da varie tragedie; colpa anche di dialoghi abbastanza piatti e laconici, che non danno mai spessore ai drammi raccontati. Come se la storia raccontata dall’autrice, che appunto ne ricorda molte altre, avesse puntato solo su abbondanti fuochi d’artificio (veri e metaforici, come i tanti flashback, salti temporali, confusioni della mente che fanno ad esempio scambiare giovani operai per il figlio morto). Ma, nonostante ciò, non avesse trovato la chiave per arrivare al cuore dello spettatore. Certo non sono l’accumulo di finali – tra rivelazioni, patetismi e immagini choccanti e a sorpresa – la strada per arrivarci.

Luigi De Giorgio