Tutta la bellezza e il dolore è la storia dell’artista e attivista Nan Goldin, raccontata attraverso fotografie rivoluzionarie e rari filmati della sua lotta per ottenere il riconoscimento della responsabilità della famiglia Sackler per la crisi degli oppioidi
Il film – che si è aggiudicato il Leone d’Oro alla Mostra del Cinema di Venezia 2022 – è il ritratto di un’intera generazione che ha animato la New York underground degli anni ‘70-’80. Diretto da Laura Poitras (vincitrice dell’Oscar come miglior documentario nel 2015 con Citizen Four) racconta anche l’impegno di Goldin contro la famiglia Sachler, produttrice dell’Ossicodone, medicinale a base di oppiacei che ha causato migliaia di vittime negli Stati Uniti e poi tolto dal mercato dopo una lunga contesa giudiziaria. Il lavoro di Laura Poitras è accurato; è la stessa Goldin la protagonista. Racconta della sua vita, della morte per suicidio della giovane sorella – ferita mai sanata – del suo passato di marginalità segnato anche dalla prostituzione. La fotografia è stata la sua salvezza; con i suoi scatti ha messo in scena la sua vita e quella delle persone a lei più vicine. Una vita fatta di molti bassi come le violenze subite dal compagno, la droga o i tanti amici morti a causa dell’Aids a fine anni ’80. E poi il riscatto con la lotta contro i medicinali a base di oppio che le avevano causato dipendenza e crisi di astinenza. Una lotta fatta di dimostrazioni, sit-in e sensibilizzando i musei del mondo a non accettare più sovvenzioni dalla famiglia Sachler.
Si entra lentamente nel racconto di Tutta la bellezza e il dolore ma non si rimane indifferenti di fronte a una storia drammatica ma anche molto umana. Un documentario intenso, non di facile approccio anche per la crudezza di alcune immagini, in cui probabilmente c’è troppa carne al fuoco e in cui la regista ha rischiato di perdersi (e far perdere lo spettatore) ma che è certamente un lavoro sincero e coraggioso.
Stefano Radice
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