In questo road movie, pieno di litigi e meschinità di ogni genere, il grosso rischio era quello di cascare nei soliti stereotipi sulle varie nazionalità europee, visto che ai protagonisti tocca attraversare con mezzi vari quasi tutto il continente da nord a sud. Un rischio che viene superato da una narrazione che si concentra esclusivamente sull'energia e il confronto dei due protagonisti, che si fanno carico di intensificare i reciproci dispetti quando la situazione tende ad ammorbidirsi. ,Se tutto gira bene, compresi alcuni effetti slapstick e alcune deviazioni narrative, è perché il regista e gli attori dimostrano precisione nella messa in scena, anche quando si tratta solo di rappresentare i bisticci tra due divorziati che sono costretti a condividere il viaggio segnato dall’attività di un vulcano islandese (l’Eyjafjallajökull del titolo originale e la sua eruzione del 2010), che li costringe, dalla natia Francia, ad atterrare improvvisamente in Germania per poi cercare ogni mezzo possibile per giungere in tempo in Grecia. Nulla di rivoluzionario in sé, specialmente per il fatto che Dany Boon ormai gioca sempre di più col tipo di personaggio che l’ha reso famoso in tutto il mondo con Giù al Nord e che replica in tutte le commedie che interpreta. Anche per questo Tutta colpa del vulcano arriva sui nostri schermi dopo Supercondriaco, nonostante sia più vecchio di un anno: evidentemente il personaggio va sfruttato il più possibile. Ed è un peccato, perché, nonostante la bravura indiscussa e l’affiatamento della coppia dei protagonisti (pure la Bonneton era in Supercondriaco), il risultato di Tutta colpa del vulcano è modesto, e non riesce ad andare oltre le prevedibili, per quanto ben oliate scaramucce, tra i due ex: divertenti ma alquanto prevedibili, e che lasciano fin da subito intuire dove e come andrà a parare la storia.,Beppe Musicco ,