Tradimenti, bugie, sospetti. La giovane Valeria, che dà una mano al padre nella sua agenzia investigativa ma è alquanto distratta, pedina la persona sbagliata e in questo modo svela al povero clown Francesco che la moglie lo tradisce (causando la rottura tra loro e la depressione di lui). Alberto è un imprenditore bigamo che è riuscito a nascondere a entrambe le famiglie, divise dal Mediterraneo, la sua doppia vita che riemerge a causa di un incidente e della sua perdita di memoria con entrambe le mogli (una italiana, l’altra tunisina), inconsapevoli, al suo capezzale. Ezio è fidanzato con la pornostar Linda di cui non è assolutamente geloso, finché qualche segreto di troppo inizia a fargli balenare l’idea che con un “collega” sia in corso un vero tradimento, fuori dal set.

Opera prima di Giuseppe Loconsole, finora attore di fiction televisive oltre a qualche ruolo minore cinematografico, Tu mi nascondi qualcosa è una commedia di rara modestia, che pure vede nel cast anche bravi attori come Rocco Papaleo e Giuseppe Battiston (“colpevoli” però di fare troppi film: un po’ di selezione non guasterebbe) e validi caratteristi come Ninni Bruschetta. I tre episodi intrecciati corrispondono a tre storielle – girate tra Cuneo e Cinecittà – inconsistenti e a tratti fastidiose con battute e doppi sensi imbarazzanti), con personaggi esilissimi (quello di Alessandro Tiberi su tutti) e scene mal costruite (il guru che fa incontri per le coppie e viene svergognato da Battiston e Sarah Felberbaum: che scena triste), in cui anche gli attori migliori non sono messi nelle condizioni di far niente di buono (che tristezza in particolare vedere Battiston in un film simile, in cui è davvero sprecato), l’umorismo latita alquanto e non si ride mai (dovrebbero far ridere epiteti come “merdone” e “cagone”?). In alcuni momenti, sembra addirittura che alcune scene non siano in presa diretta ma doppiate, come in un brutto film anni 80. C’è spazio anche per un padre che fuma spensieratamente la marijuana con il figlio e i suoi amici (dopo il fresco outing del ragazzo), qualche melensaggine mal riuscita, un generale tentativo di realizzare una commedia degli equivoci ma senza riuscirci. Da dimenticare, in fretta. Anzi, l’unico aspetto positivo – oltre alla breve durata – è che l’operazione riesce benissimo, senza sforzi.

Antonio Autieri