Lavori in casa è una classica commedia francese, che sembra presa da una rodata rappresentazione teatrale. Sfoggia personaggi ben costruiti: la mamma avvocatessa divorziata, i figli ribelli ma non troppo, l’architetto esule argentino, gli operai colombiani, l’assordante pretendente, il muratore italiano che canta e cucina spaghetti. Tutto è previsto per portare la storia, che parte da una decisione assai banale (costruire una scala a chiocciola) verso il massimo caos possibile. L’architetto, intuendo le possibilità della padrona, fa abbattere quasi tutti i muri e soffitti in nome delle “enormi opportunità degli spazi”, gli operai commettono tutti gli errori possibili, la luce va e viene, c’è persino un incendio e un successivo allagamento, con irruzione della polizia che cerca gli immigrati clandestini. Giocato in modo da prendere bonariamente in giro il “politically correct” francese, per il quale l’immigrato ha comunque ragione (anche quando è un incapace che ti disfa la casa, perché conosce la matematica ma non l’arte muraria), il film anche per questo fa sorridere, (anche se non sempre ridere). Si apprezza l’eleganza della Bouquet, anche nei numeri nei quali il regista la fa danzare per irretire i giudici, si prova simpatia per la squinternata impresa che esegue i lavori, forse il tocco più comico lo si raggiunge nelle gag di Jean-Pierre Castaldi nel ruolo dell’innamorato impiccione. ,Beppe Musicco