Fa sempre piacere assistere a un film del genere “colpo grosso”, quando il cast è composto da attori capaci e con una storia che funziona, meglio se anche un po’intricata (vedi il genere Ocean’s Eleven o alcuni film di David Mamet). E anche l’ambientazione nel grattacielo non può non far pensare a L’inferno di cristallo e al suo cast strepitoso. Qui non ci sono Steve McQueen, Paul Newman e Fred Astaire, ma l’effetto disastro è egualmente assicurato grazie ad Alan Alda nei panni del cattivo e a una squadra di scassinatori improvvisati e male assortiti. L’ambientazione è quella di un lussuosissimo condominio che si affaccia su Central Park. All’ultimo piano, con tanto di piscina il cui fondo è affrescato da una gigantesca banconota da 100 dollari e con una Ferrari rossa che troneggia nel mezzo del salotto, vive Arthur Shaw, finanziere milionario che gode della stima di tutto il personale,dal direttore Josh Kovacs (Ben Stiller), con cui intrattiene partite a scacchi telematiche, fino all’ultima delle cameriere. Una stima che svanirà di colpo,quando l’FBI porrà Shaw ai domiciliari, con l’accusa di bancarotta fraudolenta (il parallelo con la vicenda reale di Bernie Madoff è del tutto voluto). Tra i tanti soldi che ha fatto sparire Shaw purtroppo ci sono anche i fondi pensione del personale e Kovacs, che conosce bene la planimetria di tutti gli appartamenti del palazzo, è convinto di sapere dove il maligno finanziere conservi il suo “tesoretto”: qualcosa come 40 milioni di dollari in contanti. Peccato che sia Kovacs che gli altri dipendenti, cui si aggiunge un condomino sfrattato dopo esser stato licenziato per il fallimento della Merrill Lynch (Matthew Broderick), non abbiano certo la stoffa dei delinquenti, né il talento degli scassinatori. A Kovacs non viene in mente niente di meglio che rivolgersi a un vicino di casa che entra ed esce di galera (Eddie Murphy), convinto che lui sappia come comportarsi in questi casi. In un momento di particolare astio nei confronti di banche e finanza, il regista ha buon gioco a mettere in scena i modi più rocamboleschi e assurdi perché i defraudati riabbiano il maltolto (le leggi della fisica sono ampiamente ignorate, ma stavolta si sospende volentieri l’incredulità), con una serie di scene che si accumulano freneticamente, aumentando parallelamente tensione ed effetto comico “slapstick”, che giustamente porta lo spettatore a chiedersi fino a che punto si spingeranno questi “soliti ignoti” di Manhattan.
Brett Ratner (già regista della trilogia di Rush Hour), riesce a mettere gli uomini giusti al posto giusto: Ben Stiller, che una volta tanto non ha bisogno di esagerare; Broderick, perfetto nel suo straniamento surreale; comprimari di livello come Judd Hirsch, Téa Leoni e Casey Affleck. Ma soprattutto Eddie Murphy, che nell’essere egualmente simpatico e odioso, rivela un talento di attore che meriterebbe di essere riscoperto.
Beppe Musicco