A 17 anni dal film che rese un’icona sexy avventurosa Angelina Jolie, l’eroina dei videogiochi Lara Croft torna sullo schermo. Figlia di un ricchissimo magnate scomparso quando era ragazzina, Lara ha rinunciato alla sua eredità e vive di espedienti a Londra. Ma un nuovo indizio la porta a scoprire le attività segrete di suo padre, impegnato a cercare la tomba di un’antica imperatrice giapponese portatrice di morte per impedire a una misteriosa organizzazione di usare il suo potere. Tra tempeste oceaniche, mercenari feroci e ovviamente misteri da svelare Lara dovrà usare tutte le sue risorse per uscirne viva e vincitrice.

Non c’è molto di nuovo e originale (ma forse è troppo chiederlo a un film tratto da un videogioco così noto e per questo vincolante come fonte…) in questo reboot di cui si sentiva poca necessità, un film che trova il suo unico vero punto di forza nella scelta della sua protagonista. Alicia Vikander, premio Oscar per The Danish Girl, infatti, oltre a portarsi dietro un curriculum da attrice impegnata, ha poco o nulla in comune con la fisicità prorompente dell’eroina del gioco e della Jolie: anzi, è uno scricciolo che nel corso della storia le prende in continuazione, eppure non si arrende mai… Forse nemmeno all’evidenza che in un film come questo valgono più le scene d’azione che i momenti meditativi o emotivi, come quelli in cui Lara ripensa al padre perduto.

Detto ciò, la pellicola ha una sua efficacia visiva e un ritmo discreto, un buon cast (su tutti Dominic West nei panni del padre di Lara), e a un pubblico a cui non dispiaccia sentirsi raccontare una storia di cui si possono indovinare gli snodi con grande anticipo, deciso a godersi senza pensieri salti acrobatici, enigmi un pizzico di horror, Tomb Raider offre uno spettacolo onesto, spingendosi al punto da lanciare nel finale lo spunto di una nuova avventura.
Che questa arrivi mai sui nostri schermi dipenderà dal risultato al botteghino…

Luisa Cotta Ramosino