Per Erwan, vedovo ed ex artificiere dell’esercito che continua a sminare terreni da esplosivi per privati, le analisi della giovane figlia incinta – che non sa (o non vuole dire) chi sia il padre di sua figlia – svelano un segreto ben nascosto: suo padre non è suo padre. O meglio lo è, e lo rimane, perché l’ha cresciuto (non senza difficoltà di rapporto tra loro) ma non è quello “biologico”. Per Erwan, già confuso e irrisolto di suo, dopo l’iniziale choc prevale la curiosità di conoscere l’altro padre. Con l’aiuto di una detective privata, identifica un uomo che conobbe sua madre nel periodo precedente la sua nascita. Ma quello che dovrebbe essere il suo “vero padre” Joseph non aiuta a cancellare ogni suo dubbio (anzi), con i suoi confusi ricordi: quell’anziano gentile sì ricorda appena sua madre (all’epoca giovanissima), che fece brevemente parte del gruppo da lui animato nei vivaci anni giovanili della militanza politica. I due uomini iniziano comunque a frequentarsi, a simpatizzare, anche a volersi bene. Le cose precipitano quando Erwan conosce una donna da cui è attirato, salvo scoprire che è figlia del suo “nuovo” padre: che sia sua sorella? Come fare a rinunciare a lei?

Commedia diretta da Carine Tardieu, al suo terzo film, Toglimi un dubbio oscilla tra toni comici a volte sopra le righe fuori luogo e la tematica “seria” sottesa dall’intreccio, tra possibile incesto – con tanto di analisi mediche nel debole finale – e paure nel campo dei sentimenti: Erwan si avvicina alla bella Enna (la bravissima Cécile de France, che però ha avuto personaggi più memorabili di questo), salvo ritrarsi quando lei si fa avanti, lasciandola a dir poco perplessa. Poi il tutto si scioglierà nel modo più prevedibile, forzando un po’ la credibilità della vicenda, mentre si assommano personaggi e spunti (la vicenda della figlia dà spazio a una figura di padre improbabile, Didier: giovane uomo dal quoziente intellettivo decisamente basso…), si rischia talvolta la degenerazione in farsa (il tentato suicidio dello stesso Didier), tanto da perdere di vista il tema più interessante del rapporto con i due padri (quello che ha cresciuto Erwan, pieno di difetti, che gli vuol bene e che lo sostiene come può). Per fortuna ci si salva in corner grazie ad alcuni bravi attori: oltre alla citata de France, il protagonista François Damien (era il padre sordomuto ne La famiglia Bélier) rende bene la goffaggine di Erwan, i “due padri” Guy Marchand e André Wilms gestiscono i propri ruoli con classe, mentre la giovane “figlia” Alice De Lencquesaing dà un po’ di brio alla storia. Rimane però forte l’impressione che una sceneggiatura più lineare avrebbe dato vita a un film più immediato e meno contorto. Così invece abbiamo una discreta commedia non del tutto riuscita, che non fa molto per essere ricordata.

Antonio Autieri