Con Thor: Ragnarok, a dispetto del titolo che faceva riferimento alla tragica fine dei tempi della mitologia norrena, Taika Waititi aveva dato alle storie del dio del tuono una svolta decisamente comica e a tratti caricaturale, giocando in modo spregiudicato la carta dell’eroe grande e grosso, buono ma anche un po’ scemo con una combinazione che non tutti i fan (compreso chi scrive) avevano del tutto digerito ma che pare fosse molto piaciuta al protagonista Chris Hemsworth.

In questo nuovo capitolo la direzione non cambia anche se l’aggiunta in campo di Jane Foster (Natalie Portman), ex fidanzata di Thor, malata di cancro (non è uno spoiler, lo scopriamo proprio all’inizio) ma trasformata in eroina (il potente Thor, con il nome che diventa una specie di titolo) dal richiamo del martello Mjolnir, conferisce all’intero racconto una gravitas che il precedente non aveva. Il che non impedisce ovviamente al regista di tirare fuori un variegato repertorio di situazioni e comprimari al limite del grottesco, dalle capre urlanti che trainano la nave spaziale del gruppo alla visita di Thor e compagnia al consesso degli dei, con tanto di spogliarello involontario del protagonista ad opera di Zeus.

Uno degli effetti collaterali del “metodo Waititi” è sicuramente la decostruizione del mito tradizionale: se da tempo avevamo abbandonato il Thor eroe tutto d’un pezzo, qui anche lui vede crollare il suo mito dell’infanzia, il signore dell’Olimpo, che nell’interpretazione di un Russell Crowe gigione e sovrappeso (che nell’originale esibiva un esagerato accento greco) diventa un tirannuccio tutto preso dal problema della popolarità e deciso a non rinunciare al potere per occuparsi degli esseri che gli sono affidati. Inutile dire che nel confronto tra lui e Thor in catene c’è più di una strizzatina d’occhio al Gladiatore, il film che una ventina d’anni fa rese Crowe una star mondiale.

Qui e altrove il regista si fa prendere la mano (a dispetto della durata non eccessiva del film alcune situazioni appaiono inutilmente dilatate) anche se il teaser iniziale con i Guardiani della Galassia per quanto non essenziale strappa più di una sana risata. Funzionano meglio, invece, i flashback sulle avventure del dio e sulla sua storia con Jane, dove la voce narrante è dello stesso Waititi (che interpreta il pietroso compagno di avventure Korg) e la voluta mancanza di ironia produce effetti esilaranti nella collisione con la messa in scena. Tornano ancora una volta anche gli attori asgardiani (il terzetto di camei Matt Damon, Luke Hemsworth e Melissa McCarty) , che nel villaggio dove il gruppo si è trasferito si esibiscono ormai in una rivisitazione proprio dell’avventura di Ragnarok. 

Detto questo a Love and Thunder (il titolo nasconde un mistero che sarà rivelato solo nel finale) non mancano anche temi più seri, come quello della malattia che Jane affronta scegliendo di dedicarsi a salvare altre vite sacrificando la propria, ma anche quella responsabilità verso i più piccoli (i bambini hanno un ruolo centrale nella storia e non solo come pedine passive), e del modo in cui il dolore può trasformarci.

Il villain della storia, il macellatore di dei Gorr (Christian Bale, che da attore consumato fa il meglio con una caratterizzazione non profondissima), è diventato quello che è a causa della morte della figlia e del disinteresse dimostrato dalla divinità in cui aveva riposto tutta la sua fede, ma questa dedizione alla sua causa scellerata, se lo ha reso potente, gli ha portato via i colori (il mondo delle ombre su cui regna è tutto in bianco e nero a contrasto con il tessuto coloratissimo ed esuberante del resto della pellicola) e sarà solo una scelta estrema a potergli restituire, seppure per poco, quello che ha perduto.

La romantic comedy tra Thor e Jane (dove Valchiria, tra una mazzata e l’altra ai mostri, si ritrova a fare un po’ goffamente il ruolo dell’amica confidente) funziona a dovere anche sul suo sfondo tragico ed è una ricompensa per tutti coloro a cui Natalie Portman era mancata quanto a Thor (che conta il tempo passato dalla loro separazione in anni mesi e giorni).

Thor Love and Thunder non è sicuramente uno dei migliori film della Marvel, ma fa onestamente il suo lavoro di intrattenimento per famiglie (a proposito, in ruoli minori e non, Chris Hemsworth ha nascosto più o meno meta della sua), parlando direttamente di famiglia e non lasciandosi sfuggire qualche strizzatina d’occhio ben piazzata ma non invadente al politically correct; e in un’estate calda dove la gente sta ricominciando a cercare il fresco delle sale cinematografiche pure questa è una bella notizia.

Laura Cotta Ramosino

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