Questa pellicola giunge sulla scia del successo della saga di Una notte da leoni e dopo lo sdoganamento della comicità scollacciata al femminile de Le amiche della sposa, ma nel titolo originale, Bachelorette, sembra imparentato anche con l’omonimo reality show americano stile Uomini e donne, e sembra farsi un punto di dimostrare che si può fare un film senza personaggi e senza storia; nello stesso tempo fa di tutto per confermare la diffusa convinzione (smentita proprio da quel Amiche della sposa appena citato, oltre naturalmente da tanti talenti nostrani e stranieri) che le donne da sole non sappiano far ridere.,È risaputo che il genere comico demenziale spesso e volentieri si accontenta di mettere in scena figure che sono poco più che stereotipi a favore di una trama dall’andamento frenetico, in cui disastri ed equivoci fanno dimenticare le psicologie ipersemplificate. Poche, felici eccezioni (praticamente tutte, non a caso, prodotte da Judd Apatow) riescono ad andare oltre creando personaggi tridimensionali che, pur muovendosi in un contesto eccessivo e strabordante, affrontano un percorso di crescita e maturazione che anche il pubblico dai gusti più difficili può apprezzare.,In questo caso, però, le protagoniste (sempre che possano dirsi tali) riesco a mancare non solo lo status di personaggi tridimensionali, ma persino quello di “tipi” che lo spettatore possa riconoscere e seguire in un pur prevedibile sviluppo. Qui, invece, le caratteristiche dei personaggi (salvo forse la Gena di Lizzy Caplan e in misura minore la Regan di Kirsten Dunst) sono buttate nel racconto senza alcuna logica narrativa, in modo contradditorio e frammentario, mettendo insieme delle macchiette che agiscono a caso e spesso solo per poter spingere (stancamente) la trama verso il successivo passaggio.,Il problema non è nemmeno tanto la grevità insistita (ma quasi mai capace di strappare anche solo un sorriso) di praticamente ogni scena, ma il fatto che una vicenda che, almeno nelle premesse, dovrebbe raccontare di un’amicizia messa alla prova da un evento eccezionale (il matrimonio della meno glamour del gruppo di liceali ) di fatto mette in scena dei legami che di amicizia hanno poco o niente, con il risultato che lo spettatore fatica a capire per chi dovrebbe fare il tifo. Per la povera grassona che incredibilmente si sposa un uomo ricco e innamorato? Difficile visto che praticamente non sappiamo nulla di lei se non le cose sgradevoli che ne dicono le cosiddette amiche… O che lei stessa fa… Per le “damigelle” sboccate e anche un po’ carogne che non sembrano gioire per la sposa nemmeno per un secondo, ma solo impegnarsi a rovinarle il matrimonio per poi riparare in extremis solo perché non possono fare altro? Anche qui l’empatia latita e quando per vincere la nostra motivatissima avversione si tirano fuori calibri pesanti come tentati suicidi e bulimia da ansia di perfezione ci si sente francamente presi in giro.,Non fanno miglior figura le immancabili e speculari controparti maschili (che tuttavia in alcuni punti rubano la scena); poco aggiungono, in ogni caso, a questo catalogo di inutilità… A cui non si sa quale folle ha associato un cast pure di un certo rispetto, regolarmente buttato via in scene imbarazzanti. Alla fine, ci si porta a casa poche risate e decisamente nessuna lacrima di commozione, ma solo il sollievo di una durata contenuta.,Luisa Cotta Ramosino

The Wedding Party – Matrimonio a sorpresa
Le amiche della sposa rischiano di mandare all’aria il matrimonio, forse perché invidiano la sua felicità.