SI, MA CON RISERVE
Dignitoso film di paura, ma il messaggio è un po’ fastidioso…
Ci sono stati e ci saranno aspri dibattiti tra chi ha visto questo film e si sente in qualche modo “tradito” da M. Night Shyamalan: chi si aspettava di più, chi lo ha accusato di aver virato verso altri temi e di aver addolcito i colpi di scena che ha sapientemente distribuito nei precedenti titoli. Pur non potendo rivelare alcunché, ci arrischiamo a dire che The Village è invece un dignitosissimo film “di paura”, capace di insinuarla nello spettatore a più livelli: c’è il timore degli esseri sconosciuti nel bosco, a cui fa contrasto la spavalderia dei giovani; ma c’è un che di misterioso e di inquietante anche nel rapporto tra gli adulti, che si intuisce si trovino nel villaggio per motivi inconfessati; c’è una ragazza cieca e un giovane taciturno che si vogliono bene, ma anche “lo scemo del villaggio”, dal comportamento imprevedibile. Dai tempi de Il sesto senso il regista è cresciuto molto, curando l’atmosfera almeno quanto i personaggi, e potendo comunque contare su un ottimo cast: William Hurt, Sigourney Weaver, Joaquim Phoenix e la rivelazione Bryce Dallas Howard (figlia del regista Ron Howard). Certo non mancano contraddizioni e illogicità, e un messaggio di fondo che può risultare fastidioso. Quasi certamente il film non avrà lo stesso impatto che rese i primi titoli degli autentici blockbuster, ma se Shyamalan voleva far passare due ore sulle spine, (magari facendo anche riflettere su certe scelte dell’uomo contemporaneo) ha decisamente raggiunto il suo scopo.
Beppe Musicco
PERCHE SI’
L’amore vince la paura
Dignitoso film Horror The Village? Non scherziamo… Per chi scrive è il miglior film degli ultimi mesi, a pari di Spider-Man 2, e conferma del talento e dell’importanza di Shyamalan nel cinema di oggi. Autore da sempre attento ai temi religiosi e dei rapporti umani, pur in un’apparente cornice di genere horror, stavolta – pur tenendo per almeno tre quarti la storia intrisi di mistero – il regista de Il sesto senso e di Signs colpisce, ancora, nel segno. Raccontando la paura del dolore che fa rinchiudere in se stessi e la paura di far emergere i propri sentimenti (toccare la mano della persona amata), ma anche il coraggio di vincerla, quella paura. Stringendo una mano a dichiarare pudicamente un amore o attraversare un bosco senza poter vedere “sensibilmente”. E infatti il personaggio più bello, ovviamente, è quello della ragazza cieca (una straordinaria Bryce Dallas Howard) che però vede meglio degli altri, i “vecchi” paurosi del villaggio, che la paura ha reso così cinici da giustificare perfino la morte di un ragazzo pur di non mettere a repentaglio la comunità segregata dal mondo esterno (per recuperare le medicine utili a salvarlo qualcuno dovrà per forza uscire dal villaggio, ma le regole della comunità lo vietano). Poi ci si può divertire a ironizzare sul fatto che non può esistere una comunità autosufficiente da tutto o su altri elementi della trama (pur non impossibili da giustificare). Ma di fronte a una storia originale, con pochi – uno, soprattutto – ma calibratissimi e funzionali colpi di scena e una dialettica paura/coraggio che sembra far prevalere la prima ma la cui ultima parola è il secondo (il film si chiude con un gesto sovrumano di amore, che salva una vita), di fronte a tutto questo e a una ricchezza di spunti e annotazione toccanti sull’umano, non si può che esaltare un grandissimo film, per qualcuno un capolavoro.
Antonio Autieri