Solo apparentemente inspiegabile, il fenomeno editoriale della saga di Twilight accomuna venti lingue differenti e più di 53 milioni di copie vendute in tutto il mondo, di cui due milioni e mezzo in Italia. Sono numeri “pesanti”, spiegabili con una scrittura semplice ma dalle trame molto complesse, con tanti personaggi particolari che partecipano delle vicende dei protagonisti, Edward e Bella. Abbiamo lasciato i due decisamente innamorati, pronti a sfidare tutto ciò che si frappone al loro amore: la differenza d’età (lui ha più di cento anni, lei non è ancora maggiorenne), le amicizie (lei frequenta dei “nerd”, lui sta solo in famiglia), l’estrazione sociale (lui fa parte di una casata centenaria, lei sta provvisoriamente con un padre divorziato), e soprattutto, non dimentichiamolo, lui è un vampiro e lei dovrebbe esserne la preda. Con tutta la buona volontà, anche Edward capisce che (nonostante abbia rinunciato al sangue umano) la cosa è troppo rischiosa, e decide di lasciare Bella, scatenando in lei tutti gli stadi della sindrome da cuore infranto: rabbia, disperazione, manie suicide, tentativi di rivalsa, pianti e crisi isteriche. Bella capisce che Edward in qualche modo è ancora presente, ed è decisa a tirare la corda per provocarlo e costringerlo a tornare, ma in una gara a comportamenti sempre più rischiosi, riesce solo a mettersi in pericolo, per ritrovarsi poi salvata da Jacob, il giovane indiano che nel film si rivelerà come l’unico possibile antagonista di Edward. Giocando su questa rivalità (che non è solo competizione per la stessa donna, ma ha radici molto più profonde), il film torna a essere una storia di mostri, coniugando (e piuttosto efficacemente) i sentimenti con certe paure ancestrali, che hanno il loro sfogo nella lotta tra vampiri e lupi mannari; il tutto con gli umani che di volta in volta sono alleati o prede, come nelle scene finali girate in Italia. Basato molto sulla fisicità dei protagonisti, più che sui loro dialoghi (spesso monosillabici e con grandi alzate di spalle di chi non sa cosa dire), New Moon coniuga felicemente il mistero con gli affetti (stranamente assai casti), il sentirsi diverso e rifiutato con l’orgoglio della differenza, l’amore contrastato con l’indecisione; tutti elementi capaci ancora oggi di far palpitare i più giovani, non negando loro un po’ di quelle emozioni forti senza le quali un film non sarebbe proponibile a quel tipo di pubblico. Alcuni senza dubbio lo troveranno noioso, altri inguaribilmente sdolcinato; probabilmente gli stessi giudizi che nel passato altri avranno dato all’uscita di film o romanzi popolari d’amore e forti emozioni. Ma nei quali, inevitabilmente, tanti ragazzi di tutte le epoche desiderano solo identificarsi.,Beppe Musicco