Saigon, primi anni ’50. La relazione tra un maturo giornalista reporter inglese e una giovane, bellissima donna vietnamita è messa in crisi dall’arrivo di un misterioso giovanotto americano.,Dall’omonimo romanzo di Graham Greene, già portato sullo schermo da Mankievicz nel 1957, un discreto mélò, firmato da un onesto artigiano del cinema, Phillyp Noyce (Ore 10: calma piatta; Generazione rubata). Narrativamente non banale (la vicenda è raccontata attraverso una lungo flash-back e con l’ausilio della voce over del protagonista), The Quiet American non distorce né riduce i temi cari a Greene e presenti nel romanzo di partenza (peccato, tradimento, amicizia, amore), riducendo al massimo l’aspetto spettacolare e bellico e centrando invece l’attenzione sullo scavo psicologico dei personaggi (soprattutto quelli maschili). Il risultato è un discreto melodramma, sorretto da buoni attori (persino Fraser sembra in parte) e da una sceneggiatura solida anche se senza acuti. ,Simone Fortunato