Shane Black è sulla breccia (sia come sceneggiatore che come regista), da circa trent’anni: suoi sono i copioni della fortunata franchise con Mel Gibson e Danny Glover, Arma letale, de L’ultimo boy scout con Bruce Willis, di Spy con Geena Davis nei panni di una casalinga che per un’amnesia ha scordato di essere un agente segreto; ha poi debuttato alla regia con Kiss Kiss Bang Bang con Robert Downey Jr., su un ladruncolo che si trova invischiato in un crimine commesso a Hollywood e ha poi diretto (sempre con lo stesso attore) il blockbuster Iron Man 3. Con questi trascorsi, è facile notare come Black non si discosti mai molto dal “buddy film”, la commedia di coppia in cui uno dei due inevitabilmente se ne esce con la frase «son troppo vecchio per queste stronzate» e dove quello che sembra un piccolo caso facilmente risolvibile diventa un grosso guaio con omicidi uno dietro l’altro. Una formula che, per quanto scontata possa apparire, con gli attori giusti si dimostra quasi sempre vincente.

Così, The Nice Guys è ambientato nel 1977 a Los Angeles ma la descrizione degli ambienti della storia ricorda quella di Chinatown con Nicholson e la Dunaway o di L.A. Confidential (altro film in cui recitavano anche Russell Crowe e Kim Basinger): una città popolata di persone ciniche o di paranoici, dove persone come Holland March (Ryan Gosling) si arrangiano a cercare persone scomparse per conto di vecchietti squattrinati, o dove tipi come Jackson Healy pestano presunti pedofili per un senso dell’onore che va di pari passo con la speranza di essere pagati. Insieme per caso, i due si mettono alla ricerca di una certa Amelia che ha a che fare col mondo dei film porno e che potrebbe essere implicata nell’omicidio di Misty Mountains, famosissima attrice di film per adulti.

Man mano che la vicenda procede, e al mondo del porno si somma il mercato dell’industria automobilistica, la vicenda si complica assumendo caratteri surreali, che per certi versi (e per la progressiva somiglianza di Russel Crowe con John Goodman) ricordano Il grande Lebowski dei fratelli Coen. Ma, nonostante l’ambientazione sia molto più violenta, il tono generale è decisamente scanzonato. Perché il punto di forza del film risiede proprio nei dialoghi tra i due: arguti, veloci e ben calibrati, ma soprattutto (e questa è la differenza con molte altre commedie) perfettamente inseriti nell’avanzare della storia (es.: quando March dichiara in un dialogo che non ha l’olfatto, la scena è comica, ma è anche la chiave di una scena successiva che ovviamente non raccontiamo). L’altra piacevole sorpresa è scoprire il talento comico di due attori solitamente drammatici come Crowe e Gosling. Il primo usa della sua mole e dell’espressione truce come supporto a un sarcasmo e modo di fare violento tipico di chi non vorrebbe, ma è costretto a comportarsi così; Gosling si ritaglia un personaggio a tratti imbambolato, a tratti tarantolato, con una fisicità tanto inaspettata quanto divertente. A completare perfettamente il gioco delle parti, la giovane Angourie Rice nei panni della figlia di Holland March: un vero adulto nei panni di una bambina, con una sconfinata adorazione per il padre che sconfina nell’esasperazione nell’assistere ai suoi ridicoli comportamenti. Sembrerebbe che The Nice Guys segni l’avvento di una nuova coppia comica: staremo a vedere se il pubblico ne sancirà il successo, ma per noi la scommessa è già vinta.

Beppe Musicco