Prima regola, mai fare entrare estranei in casa; seconda regola, andare a letto prima della mezzanotte; terza regola, mai lasciare la casa in modo definitivo. Sono queste le tre regole misteriose che i due gemelli Rachel e Edward devono rispettare per avere una “convivenza pacifica” con le presenze che abitano la casa e che escono di notte, i “pensionanti del titolo”. Siamo nell’Irlanda degli anni 20: mentre infuria la guerra di indipendenza, dentro la casa i due fratelli, ormai prossimi a compiere i diciott’anni, sono chiamati a compiere un gesto malato. Tutto cambia quando Rachel incontra Sean, un reduce mutilato di guerra di cui si innamora, e intravede in lui la possibilità di sfuggire al perverso rituale impostole.

Caso più unico che raro di film horror irlandese che arriva nelle nostre sale. The Lodgers è un gotico puro, e fa sempre piacere vedere film horror di questo sottogenere, in un panorama di film slasher o mokumentary che oscillano tra il mediocre e il pessimo. I riferimenti di questo film sono la tradizione cinematografica orrorifica inglese della gloriosa Hammer, ma anche e soprattutto la tradizione letteraria che va da Edgar Allan Poe a (soprattutto) l’Henry James di Giro di vite (e l’adattamento capolavoro del 1961 Suspense). Tutte queste matrici culturali permettono di definire l’atmosfera malsana e decadente della villa e del giardino. Un’atmosfera sospesa nel tempo, ma votata al decadimento, in netto contrasto con il realismo storico del mondo fuori dai giardini.
Il primo grosso punto di forza di questo film è proprio l’atmosfera, costruita per essere il primo luogo luogo dell’inquietudine. In questo è fondamentale la buona scrittura registica di Brian O’Malley (al suo secondo film) con i significativi contributi tecnici di fotografia (Richard Kendrick), scene, costumi e sound design. Il secondo significativo punto di forza del film è la scelta di suggerire più che mostrare: l’orrore è suggerito, lasciato intuire, ma raramente mostrato nel suo compiersi, questo sia nel rapporto tra i due gemelli dove il destino incestuoso è sempre solo suggerito, sia nel rapporto con i “pensionanti” del titolo che vengono mostrati solo alla fine. È una scelta purtroppo non così comune nel cinema dell’orrore degli ultimi tempi, dove troppo spesso ci si dimentica che ciò che lo spettatore può immaginare sarà sicuramente peggio di ciò che si riesce a mostrare.

Val Lewton, uno storico produttore di film horror degli anni 40, diceva che gli ingredienti per fare un buon film di spavento sono: una storia strana, suspense costante, un paio di scene di scossoni, e soprattutto mostrare il meno possibile. The Lodgers sembra avere questi ingredienti, non fa fare troppi balzi sulla sedia, ma inquieta (che è meglio).

Riccardo Copreni