L’ottantenne Anthony apprende che sua figlia e il suo compagno andranno a vivere insieme a Parigi e che, suo malgrado, di lì a breve lui resterà solo. Poco dopo l’arrivo di questa notizia l’uomo inizierà a mostrare i primi segni di demenza: la realtà, i sogni e i ricordi si confonderanno, l’anziano dovrà lottare con la propria mente per tenere insieme i pezzi di una quotidianità ormai inafferrabile.

Esordio alla regia del drammaturgo Florian Zeller, The Father – Nulla è come sembra affronta il tema della senilità costruendo un dramma senza trama che prende la forma di una vera e propria esplorazione emotiva: il film ci immerge infatti nella mente spaesata del malato, e invece di osservare gli effetti del suo deterioramento ce ne fa vivere l’esperienza – dolorosa e psicologicamente devastante -, senza risparmiarci nulla. Gli eventi cui noi assistiamo sono nient’altro che la proiezione di ricordi, paure e desideri che Anthony allucina di continuo, ambientandoli negli spazi di una casa ormai ridotta a palcoscenico per la sua mente.

La vita passata e quella presente continuano dunque a confondersi, la realtà diventa un puzzle da ricostruire cui sembra però mancare sempre un pezzo. Per sopperire a questo senso di spaesamento la mente di Anthony cerca di aggrapparsi agli oggetti e alle sue abitudini, gesti un tempo banali e automatici (mettere l’orologio, leggere il giornale), che adesso non possono più essere dati per scontati. La materialità intorno a lui diventa anch’essa oggetto di metamorfosi: la casa cambia la collocazione dei suoi spazi, gli oggetti spariscono, le persone cambiano nomi e identità e le vicende prendono velocemente una piega minacciosa. L’anziano si ritrova così quotidianamente ributtato in un incubo senza fine, col terrore di aver perso i suoi cari, se stesso e la sua stessa consistenza di essere umano.

A condividere questo sgomento troviamo lo spettatore stesso, che non può non farsi coinvolgere da una scrittura cesellata nei minimi dettagli e dalle interpretazioni magistrali degli attori protagonisti: padrone della scena è un Anthony Hopkins mai così bravo, in una prova che gli è valsa l’Oscar come Miglior attore protagonista nell’ultima stagione dei premi; a fianco a lui un’ottima Olivia Colman nei panni di una figlia generosa, testimone di un male irreversibile, ma anche perfetta e solida controparte per un personaggio così fragile e volubile. Se la componente narrativa gioca qui la parte del leone, non meno rilevante risulta essere la fisicità degli attori coinvolti: una corporeità rugosa e cadente, ma non per questo meno bisognosa di una vicinanza e di un affetto che spesso sono l’unico sollievo di fronte a un mondo in cui nulla sembra avere più senso.

Straziante e insieme delicato affresco sulla drammatica esperienza della senilità, The Father è l’esempio più lampante di quanto un cinema ben fatto sia in grado di raccontare una storia universale nella sua particolarità, coinvolgendo anche le sensibilità di chi, ancora giovane o giovanissimo, nel corso degli anni sarà toccato – o, ahinoi, lo è già stato – da vicende del tutto simili a quelle qui raccontate e potrà in esse recuperare, se non il significato, almeno il valore di cui la vita di per sé è valorosa portatrice.

Letizia Cilea

Clicca qui per rimanere aggiornato su tutte le uscite al cinema

Clicca qui per iscriverti alla newsletter di Sentieri del Cinema