A nemmeno cent’anni dalla Dichiarazione d’Indipendenza, gli Stati Uniti erano già nel pieno di una sanguinosa e terribile guerra civile, che lasciò sul campo innumerevoli cittadini del neonato stato. Dopo la vittoria dell’Unione sull’esercito della Confederazione degli Stati del Sud, sembrava si aprissee un periodo di potenziale prosperità e pace. Ma l’assassinio del Presidente Lincoln, del Segretario di Stato e l’attentato alle massime cariche della capitale sembrava potesse far precipitare ancora tutto in una nuova tragedia. Non il gesto di un pazzo, come sembrava in un primo tempo, ma una vera e propria cospirazione che mirava a decapitare l’Unione, come estremo tentativo di capovolgere le sorti della sconfitta sudista. La ricerca dei colpevoli fu istantanea ed efficace: tranne uno che riuscì a scappare, tutti i cospiratori vennero arrestati e rapidamente processati. Robert Redford, attore e regista dalla forte coscienza civile, dedica The Conspirator alla ricostruzione degli avvenimenti, mettendosi però dalla parte dei processati e principalmente di una donna. Mary Surratt (una Robin Wright volutamente invecchiata e dimessa) era una vedova del Sud, cattolica, che gestiva una pensione in cui l’assassino di Lincoln, John Wilkes Booth, e i cospiratori si incontravano; suo figlio John era stato l'unico del gruppo a sfuggire alla cattura. La difesa degli attentatori fu affidata a Frederick Aiken, avvocato, capitano dell’esercito nordista, eroe di guerra decorato. Una posizione difficilissima per il giovane capitano (James McAvoy), la cui coscienza di avvocato imponeva di difendere al meglio i suoi assistiti (specie contro le storture del processo), consapevole però di inimicarsi così tutti i suoi commilitoni, amici e conoscenti, non da ultima la sua fidanzata. Aiken prende seriamente il suo compito e attraverso i suoi occhi il regista ci rende partecipi dello svolgimento di un momento cruciale: vediamo passarci davanti politici, militari, giudici, e una donna sola, che cerca nella fede la forza per sopportare la sofferenza e non tradire il figlio che reputa innocente. A questi temi storici The Conspirator ne aggiunge uno volutamente di attualità, se pensiamo alla politica americana post 11 settembre. La signora Surratt e i coimputati vennero processati non in un processo civile davanti ad una giuria di loro pari, ma da un tribunale militare, i cui poteri erano quelli praticamente smisurati dello stato di guerra (nonostante fosse finita). Il regista lascia trapelare la convinzione che verdetto e sentenza sulla donna fossero già stati scritti nelle menti dei giudici, indipendentemente dalla difesa solida e razionale dell’avvocato Aiken. Colpevole o meno, sembra chiederci il regista, la Costituzione e lo Stato di diritto sono stati confermati o violati? E se il governo di uno stato che si è sempre proclamato esempio di democrazia e libertà è stato libero di trattare la signora Surratt come ha fatto, cosa impedisce che altre emergenze portino a sospendere le libertà di altri cittadini, magari innocenti? ,Beppe Musicco