Secondo film di James Ponsoldt dopo il notevole The End of the Tour sulla figura tanto affascinante quanto dolorosa dello scrittore David Foster Wallace. Tratto da un racconto fantascientifico di Dave Eggers, The Circle è ambientato ai giorni nostri in California, nella sede giovane, accogliente e stimolante dell’omonima società che gestisce il più grande social network del mondo, con miliardi di utenti. È qui che ambisce ad arrivare la giovane Mae (Emma Watson), insoddisfatta del suo lavoro da cubicolo all’azienda energetica della sua piccola città. Grazie all’amica Annie, che di The Circle è già una dirigente, Mae ottiene l’ambita assunzione, rimanendo subito affascinata dall’ambiente eccitante e alla costante attenzione all’innovazione tecnologica. La vita sull’ambiente di lavoro (che assomiglia a un campus universitario, ricco di verde e corsi d’acqua) è divertente, i colleghi sono tutto più o meno coetanei e desiderosi di socializzare, ma i ritmi di lavoro sono in continua crescita (i monitor da controllare sulla scrivania della neoassunta aumentano rapidamente) e l’azienda tende a fagocitare Mae, come se fosse una grande famiglia che controlla e gestisce anche il tempo libero di tutti. L’entusiasmo della giovane e il suo coinvolgimento aumentano ancora quando scopre che l’azienda è disposta ad includere nella sua assicurazione sanitaria anche le costose spese mediche per il padre (Bill Paxton, qui alla sua ultima interpretazione prima della scomparsa) affetto da sclerosi multipla. In cambio, il fondatore di The Circle, Bailey (Tom Hanks), le fa una semplice proposta: Mae dovrà indossare una piccola telecamera che terrà accesa giorno e notte, rendendo la sua vita accessibile a tutti sul social.
Il film spinge a fondo su temi ben noti a tutti, grazie alla penetrazione che hanno sulle nostre vite i social network e i reality televisivi. L’offerta ricorda molto la biblica offerta del frutto proibito da parte del serpente: che male c’è a rendere pubblica la nostra vita in cambio di benefici materiali, se non abbiamo niente da nascondere? L’interazione con un esempio positivo (la giovane ed entusiasta Mae) non può che fare il bene della società, e una partecipazione di massa e continua diminuisce le possibilità di nascondersi, rendendo la società più sicura. Al tempo stesso, quando tutti sono sui social, che bisogno ci sarà di organizzare elezioni? I rappresentanti potranno candidarsi in Rete e lì essere direttamente eletti (vi ricorda qualcosa?). Ovviamente Eggers e Ponsoldt non aspettano molto per mostrare i pericoli di questa “democrazia digitale globale”, e il motto di Bailey “Conoscere è bene, conoscere tutto è meglio” svela presto il suo lato oscuro. Lato oscuro che, a differenza di altre creazioni sci-fi, non risiede in una setta o in oscure manovre politiche, ma proprio nell’idea (solo apparentemente innocente) che non esistano limiti e che, se un fine è buono, anche i mezzi lo saranno per forza. Ben diretto da Ponsoldt, con un cast che rende efficacemente l’idealismo dei dipendenti di The Circle (ma anche il cinismo che sta alle spalle), il film è forse un po’ troppo sbrigativo nel finale (magari una serie tv avrebbe potuto sviluppare più approfonditamente e con maggiore suspense il tema, chissà che non succeda). The Circle tocca comunque temi importanti, che meritano una giusta riflessione, specie da chi confida con troppa superficialità nell’utilizzo senza freni dei social e nella loro autoregolamentazione.
Beppe Musicco