Kumal (Kumail Nanjani) è pakistano e vorrebbe fare il comico di professione, nonostante la cosa sia vista con molto scetticismo dalla sua famiglia molto tradizionalista. Emily (impersonata da Zoe Kazan, pronipote del regista di Fronte del porto Elia Kazan) è una studentessa americana, vivace e dalla battuta pronta, che non esita a provocare Kumal la prima volta che lo vede sul palco del piccolo locale di Chicago dove si esibisce. Lui si innamora (ricambiato) di Emily, ma non ha il coraggio di dirlo alla sua famiglia, che continua a presentargli ragazze pakistane in età da marito. Zoe se ne accorge, lo lascia, poco dopo si ammala e cade in coma. E non è passata neanche mezz’ora dall’inizio del film!
The Big Sick (prodotto da Judd Apatow, vero specialista delle commedie americane) nasce dalla vera storia di Kumail Nanjani ed Emily Gordon, che l’hanno anche fatta diventare sceneggiatura. Un film che parte come una commedia, ma che più va avanti più tocca toni drammatici, come del resto ci si aspetta quando una ragazza nel pieno della sua gioventù rimane incosciente in un letto d’ospedale. D’altra parte gli autori hanno fatto di questo il punto focale della storia, che però non mette in ombra, ma anzi esalta le personalità dei protagonisti e i loro lati umoristici. Kumail è simpatico, gentile, creativo, ma è bloccato dall’incapacità di fare delle scelte. Non perché immaturo, ma non vuole scegliere tra la tradizione pakistana nella quale è cresciuto (ma in cui non si ritrova più), e l’american way of life che lo attira ma nella quale si sente ancora estraneo. Il posto da protagonista di Zoe, che è muta nel letto d’ospedale, viene preso nel film dai suoi genitori.
Ed è proprio nella malattia di Emily che Kumail dovrà dimostrare di essere cresciuto, riuscendo a guardare in faccia tutti quegli aspetti della vita (e della morte) che fino a quel momento aveva evitato. Aspetti che si sintetizzano nei volti del padre e della madre di Emily, Terry e Beth (Ray Romano e Holly Hunter, splendidi entrambi), che vorrebbero che Kumail la smettesse di venire in ospedale (in fondo non ha più nessun legame con la loro figlia, e l’ha fatta soffrire). Ma questa non voluta prossimità sarà l’inizio di uno sguardo diverso di ognuno sull’altro, per cercare di capirne le ragioni e il dolore.
Nonostante questa altalena di sentimenti e situazioni, che alterna momenti comici e sincera commozione, il film ha una spontanea naturalezza che colpisce chi lo guarda, proprio per questa impacciata sincerità, di chi non sa come affrontare una situazione e cerca istintivamente un conforto nelle persone che sente vicine. Nel panorama, spesso scontato, delle commedie romantiche una nota piacevolmente originale.
Beppe Musicco