Sono passati decenni da quando Sarah Connor ha scongiurato l’apocalisse. Nel presente, la giovane Dani Ramos conduce una vita modesta a Città del Messico insieme al padre e all’amatissimo fratello minore, del quale si occupa con grande premura; ma uno spietato Rev-9, Terminator di ultima generazione, viene inviato dal futuro per ucciderla. A viaggiare nel tempo, però, è anche Grace, una cyborg con la missione di salvare Dani. Il Rev-9 sembra avere la meglio quando le due donne trovano un’inaspettata alleata in Sarah Connor, determinata a uccidere tutti i Terminator in arrivo grazie all’aiuto di un misterioso informatore. Ma Rev-9 non è l’unico Terminator presente sulla Terra…
James Cameron, quasi trent’anni dopo Terminator 2 – Il giorno del giudizio (1991) torna a produrre e firmare il soggetto di questo sesto episodio della saga, che ritorna proprio a dove ci eravamo lasciati con l’episodio due: i capitoli intermedi non curati da lui, da Terminator 3 al più recente Terminator – Genesys (2015), sembrano infatti sorpassati per poter fondare una nuova trilogia. La regia è affidata a Tim Miller, regista del primo Deadpool: grazie a lui, una buona dose di azione e di humor è assicurata. Tornano anche i due cuori pulsanti del franchise, Linda Hamilton e Arnold Schwarzenegger, certo segnati dal passare del tempo. Accanto a loro, però, ci sono attori freschi: la brava Mackenzie Davis (Blade Runner 2049, ma soprattutto coprotagonista in Tully) e la giovane e più acerba Natalia Reyes; a interpretare il Terminator ultimo modello è invece l’algido Gabriel Luna.
Dopo una sequenza iniziale suggestiva, tra riferimenti al film del 1991 e immagini di una spiaggia funesta, Terminator – Dark Fate prende le mosse da una premessa molto coraggiosa: cosa succederebbe se venisse portato via proprio ciò che Sarah Connor ha di più caro? Qual è allora la missione che ciascuno cerca di portare avanti, e chi si sta tentando in tutti i modi di salvare? Questa volta il cast al femminile è triplicato: Sarah deve fare fronte comune con Grace e Dani, che forse però hanno troppo in comune con la tempra della Connor. Ad aiutarle c’è Arnold Schwarzenegger, che irrompe nella storia portando con sé elementi di commedia, che divertono molto ma rischiano di fare apparire esagerato il cambiamento del personaggio.
Peccato, purtroppo, che il coraggio della premessa non venga portato avanti fino in fondo, toccando di sfuggita argomenti attuali – autodeterminazione, immigrazione, armi da fuoco in Texas – per poi chiuderli in fretta senza dar loro un vero spessore; la narrazione ritorna nel sicuro tracciato dei primi due film della saga, senza prendersi qualche rischio in più. Se lo sviluppo e lo spessore della storia è piuttosto debole, non si può dire altrettanto dell’azione, che schiera in campo pezzi da novanta e nuove reclute, pronte a lanciarsi in imprese acrobatiche oltre i limiti umani.
Roberta Breda