Prologo: un ragazzino si sta dichiarando a una ragazzina e sta per dare il primo bacio della sua vita, quando un odioso coetaneo gli tira giù le braghe. Tutti ridono di lui: ne porterà i segni per tutta la vita, rimanendo complessato e incapace di gestire bene le sue emozioni in pubblico.,Ai giorni nostri, quel ragazzo è infatti un frustrato sul lavoro dal capo antipatico, ama la fidanzata ma non si decide a sposarla, e soprattutto si trova in un vortice di “provocazioni” cui reagisce con rabbia. La sua sfortuna è che sulla sua strada c’è uno studioso dei comportamenti rabbiosi, che lo provoca allo sfinimento per testare le sue teorie. Si trova così in un gruppo di persone sopra le righe, violente o strampalate. Il dottore alla fine gli porterà perfino via la donna. Ma a un certo punto anche i timidi perdono la pazienza…,Con un personaggio praticamente identico al Barry di Ubriaco d’amore (grande film di Paul Thomas Anderson) ma tradotto in chiave unicamente comico-demenziale, Terapia d’urto è il classico bicchiere mezzo pieno. Se si è in serata positiva se ne valorizza la godibilità di alcune gag e situazioni, l’affiatamento tra Adam Sandler, comico Usa che anche da noi inizia a farsi apprezzare e il vecchio Jack Nicholson, la solita verve della splendida Marisa Tomei, la bravura e simpatia di alcuni personaggi in piccoli ruoli (John Turturro, Luis Guzman, Heather Graham) fino ai camei di John McEnroe e dell’ex sindaco Rudolph Giuliani (che però risulta un po’ ridicolo). Se prevale il lato critico non si può non notare le troppe volgarità (inutili), una prima parte poco divertente, la forzatura di tanti “sketch”, il finale patetico-sentimentale. Alla fine, la commedia è senza pretese: qualche colpo, soprattutto sul piano di osservazione dello stress dell’uomo medio americano (e non solo) va a segno, ma se ne poteva ricavare molto di più.