Da un punto di vista visivo, Tartarughe Ninja – Caos mutante è un film che a tratti sembra uscito dal quaderno di uno studente del liceo artistico appassionato di fumetti. Per questo avrebbe potuto essere come tanti altri della categoria: un film per bambini altalenante e fastidioso. Fortunatamente però, la base di Caos mutante ha fondamenta molto solide, con una sceneggiatura co-scritta da Seth Rogen ed Evan Goldberg (due che sanno come connettersi al pubblico attraverso i tredicenni che si sentono ancora di essere) e diretta da Jeff Rowe, il cui I Mitchell contro le macchine (su Netflix) è un bell’esempio di equilibrio, nella sua rappresentazione di una tecnologia impazzita e di una famiglia coi problemi di tutti i giorni, il tutto mescolato da una comicità iperattiva.
Fin dall’inizio il film si concentra sulla parte “mutante teenager” del titolo originale, dopo che le tartarughe titolari e il loro surrogato padre ratto, Splinter (in originale doppiato nientemeno che da Jackie Chan), vengono creati quando uno scienziato disonesto perde un contenitore di un liquido che altera il DNA, che finisce nello scarico. In questa città, Splinter sa che può tenere i suoi ragazzi al sicuro nelle fogne e garantire loro una vita confortevole, se riescono a capire come difendersi. Ma questa non è una garanzia per quattro bambini cresciuti con l’accesso a Internet, e i cui viaggi notturni per fare la spesa si trasformano in viaggi furtivi per guardare le partite di basket e giocare sui tetti di New York. La bolla protetta in cui vivono scoppia quando incontrano la goffa giornalista adolescente April O’Neil e, più tardi, una mosca cyborg chiamata Superfly. April tenta di realizzare uno scoop filmando le tartarughe mentre fermano i furfanti, ma Superfly si è costruito un piccolo esercito di compagni bizzarri mutanti, rubando le parti per costruire una macchina che trasformerà l’intera popolazione di Manhattan in mutanti.
Bisogna riconoscere che Caos mutante si muove abilmente, grazie alla sua comprensione sincera del bisogno delle tartarughe di essere visti come ragazzini normali, senza che il mondo reale cerchi di ucciderli o proteggerli per la loro diversità. Il film si abbandona a tratti a una sorta di umorismo infantile, sciocco e volutamente disgustoso, ma non sbanda mai quando si tratta di mostrare i nostri eroi quando capiscono chi vogliono essere e da che parte stare. Lo stile del disegno porta l’aspetto del film alla pari con i fumetti originali, ma con una tavolozza di colori decisamente varia e un senso di gioia infantile che impedisce di sembrare (nonostante sia girato nelle fogne o in notturna) eccessivamente oscuro. Si potrebbe dire che Caos mutante conosca bene il pubblico che vuole raggiungere e sia in grado di parlargli senza blandirlo o assecondarlo: non quindi un omaggio celebrativo, ma anche una domanda su cosa amino i bambini del presente e cosa sia bello e importante per la loro vita.
Beppe Musicco
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