La storia è quasi scontata: una giovane alunna indaga sul mistero che circonda la sua scuola di danza e scoprirà segreti riguardanti una setta di streghe e il dominio del mondo. Ma la discontinuità della logica narrativa o la semplicità di alcuni passaggi non sono semplici sviste, bensì il primo passo di un procedimento, che culminerà col successivo Inferno, nel quale Argento cerca di creare un film horror composto di sequenze spaventose o misteriose quasi a compartimenti stagni.

Si può ben dire che con Suspiria Dario Argento ha raggiunto l’apice della sua carriera registica con questo film: la logica narrativa presenta buchi enormi, ma ciò che qui interessa è la messa in scena ad effetto e lo scopo è ben raggiunto. La fotografia di forte impatto alterna giochi cromatici di luci rosse (colore predominante), blu e verdi che creano una densa atmosfera di mistero che turba lo spettatore fin dalle prime inquadrature. Unito a questo anche il poderoso comparto sonoro, nel quale le musiche, composte ed eseguite dai Goblin, entrano a sostegno delle immagini e portano lo spettatore in un viaggio allucinato all’insegna del misticismo e dell’esoterismo. Un buon film dell’orrore, con una cura nella messa in scena che lo rende un prodotto di forte impatto visivo, a patto di chiudere un occhio sulla storia e farsi trasportare dalla musica.

Andrea Cassina