C’è Milano, poi Dubai e un pizzico di Parigi in Studio illegale, secondo film di Umberto Carteni (dopo l’esordio in Diverso da chi?) con Fabio Volo come protagonista. Che qui lascia i panni del piacione, simpatico e sentimentale (a volte un po’ irritante), che tante volte ha vestito nella sua carriera cinematografica, per indossare quelli di un avvocato di successo, insoddisfatto della sua vita, e con una vena malinconica che lo accompagna per tutto il film. Milano fa da sfondo alla parte principale del lavoro di Carteni. Andrea Campi (il personaggio di Volo) lavora presso un avviato studio legale guidato dal cinico Giuseppe (un bravo Ennio Fantastichini), dove arriva il timido Tiziano (impersonato da Nicola Nocella visto ne Il figlio più piccolo) che gli viene affidato come assistente. Tra una pratica e l’altra, ragazze per una notte, il desiderio di cambiare vita e due zie zitelle e improbabili, la svolta arriva quando lo studio legale deve curare per conto degli sceicchi di Dubai l’acquisto di un’azienda farmaceutica piemontese. Come controparte si trovano uno studio legale francese dove lavora la bella e brava Emily (Zoé Félix). Come previsto, tra Andrea e Emily è destino che scatti qualcosa che va oltre il rapporto professionale. Ma non tutto è scontato nella loro relazione; come dimostra anche un finale aperto e, se vogliamo, agrodolce…,Studio illegale non è certo un capolavoro e non mancano i punti critici: una certa sciatteria nella confezione con la maggior parte delle sequenze girate in interni scialbi, alcuni personaggi minori rischiano la macchietta per strappare qualche sorriso (Giovanni, il collega di Volo; la portinaia spagnola, la segreteria oca giuliva interpretata da Marina Rocco ormai specializzata in quel ruolo) e sono molte le gag deboli o comunque mal articolate: quella, eccessivamente ripetuta, dei tassisti o la sequenza della festa nella quale Volo e Giovanni passano il tempo ad abbordare belle ragazze. Tuttavia, nonostante la programmaticità di alcuni momenti in cui il regista pare sottolineare a tutti i costi la “morale”, il film pone al centro soprattutto il tema di come un certo mondo del lavoro possa rovinare le persone fino a farle perdere il contatto con la realtà (Andrea rimpiange l’ex fidanzata Elena che lo ha lasciato, a causa della sua totale dedizione al lavoro e guarda con nostalgia alla famiglia che è riuscita a farsi) ma come poi sia possibile tornare a una vita più vera se si riescono a recuperare determinati valori. Certo, forse trasferire l’intera troupe a Dubai per buona parte del film può sembrare eccessivo, alcuni snodi della trama sono prevedibili, le schermaglie tra Volo e la bella partner Zoé Félix avrebbero potuto avere più tensione drammatica, ma Studio illegale contiene spunti non di poco interesse e come altri film italiani incentrati sul mondo del lavoro (come il bello ma dimenticato Volevo solo dormirle addosso) cerca, con intelligenza, di ipotizzare una via d'uscita dalla terribile routine dei colletti bianchi. , ,Stefano Radice,