Ci sono film che promettono di scaldarti il cuore e hai quasi timore di vederli. Soprattutto quando a dirigerli c’è un autore vero, come accade in Storia di un matrimonio, in concorso alla Mostra di Venezia 2019  scritto e diretto da Noah Baumbach (regista newyorchese molto amato per film come Frances Ha, Il calamaro e la balena, Giovani si diventa). Dura più di due ore (esattamente 135 minuti) e non si guarda mai l’orologio. Dispiace quindi che questo film esca per poco tempo nelle sale cinematografiche – dal 18 al 20 novembre 2019 – e poi sia distribuito direttamente sulla piattaforma Netflix.

Ma veniamo alla storia che tutti, sposati e non, dovrebbero vedere. Lui, Charlie (Adam Driver) è un brillante regista teatrale; lei, Nicole (Scarlett Johansson), una brava attrice e la sua musa. Si conoscono bene, sanno cosa di loro li ha fatto innamorare. E anche piano piano allontanare. Vivono a New York, hanno un figlio di poco più di sei anni e conoscono tutto di sé stessi. Le loro vite scorrono veloci e forse sono fin troppo unite, legate, anche professionalmente. Sembrerebbe tutto perfetto agli occhi del mondo circostante: eppure qualcosa tra di loro si incrina, si spezza.

In questo film – e, si potrebbe pensare, ennesimo film sul matrimonio – non c’è niente di inutile o di forzato. C’è tutto quello che si sarebbe dovuto dire sull’innamoramento, sull’attrazione e sulle distanze che l’imperfezione genera. C’è l’amore in tutte le sue modulazioni, in tutte le sue dinamiche, in tutte le sue fragilità. C’è la separazione in tutte le sue sofferenze, in tutte le sue rivincite e risentimenti. Baumbach coglie il cuore e le fragilità della relazione, anche di quella genitoriale oltre che professionale. E racconta due città americane, New York e Los Angeles: la prima nella sua caoticità, la seconda nelle sue perfezioni formali e nella sua “cattiveria”. E lui, che conosce bene questo mondo, non ha paura a mostrare le imperfezioni delle vite di artisti che potrebbero sembrare inattaccabili dal dolore quotidiano, dalla vita, dalla gelosia e dal fraintendimento. Con una lucidità originale mette in campo le scelte e le strategie (soprattutto degli avvocati di Los Angeles); e schernisce anche simpaticamente l’Italia, ironizzando sulla perfezione (anche biblica).

Storia di un matrimonio è davvero un gran bel film, indimenticabile. Diverte e commuove per ogni singolo dettaglio, ma soprattutto per la profondità dei dialoghi e l’intensità dei protagonisti. É un film per giovani e meno giovani, per chi crede nell’amore e per chi è disilluso. E senza svelare nulla sullo sviluppo della storia, osiamo dire che Baumbach riesce a rappresentare l’anima dei suoi personaggi e sa consegnare al pubblico, con un inizio che riprende anche alla fine, un film non solo bello – e benissimo interpretato, da Driver e Johansson e da “spalle” straordinarie come Laura Dern, Ray Liotta, Alan Alda e Julie Hagerty – ma anche profondamente vero e ricco di umanità.

Emanuela Genovese