Vincitore a sorpresa dell'ultimo Festival di Venezia, “Still Life” di Jia Zhang Ke nasce da un'attenta riflessione sui repentini mutamenti che sta affrontando la Cina. Protagonista è l'enorme diga delle Tre Gole, maestoso e intimidente simbolo del cambiamento messo in continuo confronto con ciò che non muta: la ricerca dell'amore. Diviso in capitoli che portano il nome d'oggetti inanimati (caramelle, sigarette…), il film intreccia due storie: la prima è quella di Han Sanming, un minatore che si trasferisce a Fengjie per cercare l’ex moglie che non vede da sedici anni. La seconda ha per protagonista Shen Hong, un'infermiera che decide di recarsi al villaggio per scovare il marito che non torna a casa da due anni. Due gesti d'amore, due ricerche che troveranno conforto nel desolato paesaggio che li circonda, segnato dalla progressiva demolizione dei palazzi per lasciare spazio al nuovo letto del fiume. Ma in questa odierna Cina rurale, descritta con rigoroso realismo dal regista, c'è ancora spazio per l'imprevisto, per un'animazione improvvisa capace di rompere la staticità propria delle “nature morte” di cui parla il titolo. Un'astronave che volteggia nel cielo e un massiccio edificio di cemento che spicca il volo sono due scenari evocatori di un nuovo incontro tra contesto sociale e ricerca esistenziale: una via che trova l'equilibrio perfetto quando inquadra un equilibrista che cammina su una fune tesa tra due palazzi. È solo uno sfondo dietro a una coppia che sceglie (fronteggiando le difficoltà della vita) cosa sarà del loro amore.,Daniela Persico