Dai nostri inviati al Lido

Sembra già declinante il concorso veneziano, anche se siamo in fervida attesa di Voyage of Time, documentario di Terrence Malick (ve ne parleremo domani). Ma torniamo ai film visti tra ieri e stamattina.

Il francese Une vie di Stéphane Brizé è un film, tratto da un romanzo di Maupassant, in costume sulla sfortunata vita di Jeanne: di famiglia agiata, che si sposa malamente con un nobile spiantato e dal carattere spigoloso, che oltre tutto la tradirà a ripetizione. Da lì una serie di sventure a catena che mettono alla prova lo spettatore, per ripetitività delle situazione e stile (volutamente?) anacronistico, che sembra riportarci a certe opere di quarant’anni fa. Ma che a suo tempo contenevano sempre un germe di tensione, uno scarto imprevisto. Qui quasi tutto è monocorde e triste (un po’ come nel precedente film del regista, visto la scorsa stagione, La legge del mercato che pure era più interessante per il tema fortemente attuale), mentre risultano goffi e autoparodistici certi snodi pure molto drammatici (come le lettere che il figlio ormai grande scrive, lontano da casa, per battere continuamente cassa con la madre). E così gli spunti pure interessanti (la dipendenza totale di Jeanne prima dal marito e poi dal figlio, per esempio, nonostante le evidenti loro manchevolezze affettive) si perdono in un film che non lascia traccia: il cast, sui cui spicca la dolente Judith Chemla, meritava di più.

Altro film in gara per i premi principali è The Bad Batch (nella foto).  Dopo i vampiri ai margini di una città iraniana (A Girl who walks alone at night, passato di recente nelle sale italiane) la regista Ana Lily Amirpour porta a Venezia i cannibali che vivono appena oltre il confine del Texas, in una terra di nessuno dove vengono scaricati i “lotti difettosi” e dove regna la legge del più forte. A farne le spese è la giovane Arlen, che sfugge alla morte (anche grazie all’intervento provvidenziale di un vagabondo, sotto il cui pesante trucco si intravedono gli occhi “pazzi” di Jim Carrey), ma porta sul corpo menomato i segni di questo mondo di selvaggi. Nemmeno “Confort”, il suo successivo rifugio, però, è un luogo senza ombre (è controllato da un trafficante di droga che ha le fattezze di Keanu Reeves) e la ragazza finirà per ritornare nel deserto, di nuovo a confrontarsi con uno dei cannibali… Un incontro che però forse porta in sé la possibilità di un ritorno all’umanità… Truculento, ma non troppo, quello che doveva essere uno dei film scandalo di Venezia si rivela una sorta di western postapocalittico con tocchi di horror. Per nulla adatto agli stomaci delicati, The Bad Batch è il secondo film della Amirpour (regista Usa di origine iraniana) che dimostra una buona mano nel delineare un mondo e dei personaggi in cui l’umanità si fa strada a fatica. Non un capolavoro, ma nemmeno solo una provocazione: una pellicola che mescola stili e toni per costruire un  racconto estremo destinato a un pubblico di cultori del genere…

Infine, è una grande delusione fuori concorso Tommaso di Kim Rossi Stuart (che esce tra pochi giorni nei cinema). A dieci anni dal suo esordio come regista con Anche libero va bene, vincitore di tutti i premi possibile come miglior opera prima, Rossi Stuart è tra i migliori attori italiani, anche se si vede poco ultimamente al cinema (l’ultima sua grande prova è Vallanzasca). Proprio perché ha dedicato gli ultimi anni al suo secondo film. Ma se l’esordio era un film duro ma sobrio e intenso, questo è un pasticcio. Tommaso è un uomo che ha un serio problema di relazioni con le donne: vuol rompere con la fidanzata ma non ci riesce, quando lo fa lei finge di soffrire ma pensa già a tutte le altre da cui è attirato, fantastiche avventure ma poi si blocca. E anche quando gli capitano altre possibilità, prima o poi le rovina; sempre che non gli capiti una pazza che lo usa per divertirsi. Senza parlare del rapporto con la madre… Urlato, mal recitato (e sì che ci sono bravi attori: non solo Rossi Stuart, ma anche Jasmine Trinca e Cristiana Capotondi), schiacciato da ambizioni eccessive (Tommaso è un attore che vuol passare alla regia con un film cervellotico e onirico, ambizioni/difetti che il film ripropone paro paro). Peccato: forse è meglio che il bravo Kim torni a recitare, cosa che sa fare molto bene.