Dagli stessi creatori di 'Shrek', un film d’animazione che non convince pienamente. Coloratissimo, ricco di molte trovate dal gusto cinefilo (dai riferimenti alla blaxploitation alle continue citazioni de 'Il Padrino' fino all’inevitabile 'Lo squalo' del patron Steven Spielbreg), 'Shark Tale' mostra il suo punto debole nella costruzione dei personaggi, poco carismatici e non sempre divertenti. Oscar, in particolare, il pesce sbruffone e disordinato è poco approfondito da un punto di vista psicologico (anche se molto si perde nel doppiaggio che censura lo slang rapper del primo pesce di colore dell’universo dell’animazione digitale). Meglio Lenny, il timido squalo vegetariano, più a suo agio con una comicità fatta di travestimenti e gag fisiche. Ma è poca cosa, soprattutto tenuto conto dell’inevitabile confronto con 'Shrek' e gli ultimi film della Pixar, più solidi dal punto di vista della scrittura, e infinitamente più originali dal punto di vista del messaggio sotteso. Se nel politicamente scorretto 'Shrek', infatti, si avvertiva la volontà di mettere in discussione, anche con colpi bassi, l’impero Disney e nei film Pixar si continua da diversi anni a questa parte a riflettere sulla famiglia e sulla presenza del padre, in 'Shark Tale' non ci si discosta dalla morale più tradizionale: la tolleranza per il diverso. ,Simone Fortunato

Shark Tale
Un pesciolino e uno squalo buono contro la “famiglia” manovrata da don Lino.,