Ognuno ha i suoi segreti. Belli, difficili, duri da digerire. Quando questi segreti però non sono personali, ma diventano collettivi, appartengono alla storia, non si può non farli uscire allo scoperto. Perché diventino memoria, dolorosa, ma necessaria. Il segreto della miniera è il terzo lungometraggio di Hanna Slak, una regista slovena che per ben 9 anni si è dedicata a una storia che ha svelato una vicenda nascosta nel suo paese d’origine.

Nel 2009, infatti, dopo due anni di lavoro all’interno della miniera chiusa da tempo, quella di Santa Barbara nella regione di Huda Jama, il minatore Mehmedalija Alić scopre migliaia di corpi di uomini e donne, cementati dal 1945, dopo la Seconda Guerra Mondiale. Non è stato facile rendere pubblica questa scoperta. Mehmedalija Alić si è ritrovato solo a combattere con l’omertà, da cui è derivata la sua autobiografia No One. Da quel libro è nata l’idea de Il segreto della miniera. Un film asciutto, essenziale, dove il cuore resta sempre la vicenda di Mehmedalija Alić, ma la storia si allarga e diventa una storia di lotta alla rassegnazione al male.

Protagonista del film è Alija (Leon Lučev, attore croato bravissimo), un minatore onesto, caparbio, instancabile. La compagnia mineraria privata in cui lavora, diretta da un uomo disonesto, sta licenziando uomini e chiudendo miniere. E quando Alija riceva l’ingrato compito di riaprire una miniera chiusa da tempo, ispezionarla e consegnare tutte le informazioni, tutto inizia a cambiare. Si scopre che Alija è nato in un villaggio della Bosnia Erzegovina, che è scappato e ha costruito la sua vita in Slovenia insieme alla moglie Fuada e i due figli, la ventenne Elma e il piccolo Samir. Lì, all’interno della miniera, la sua vita composta di normali difficoltà, piccole discussioni familiari, cambia. Il passato torna nei suoi incubi notturni, quando il buio amplifica le paure. E quando la miniera svela corpi, scarpe e capelli raccolti a trecce, Alija non può più essere quel coscienzioso minatore che è sempre stato.

Hanna Slak lavora sulle emozioni che un uomo della sua terra coltiva dentro di sé. I suoi occhi diventano la via per raccontare, attraverso il buio e la luce, quanto possa essere duro il cuore di un uomo che sotterra la verità. Le relazioni familiari diventano perciò necessarie al racconto che, pur prendendo spunto dalla realtà, dalla realtà stessa è solo ispirato. Il segreto della miniera è infatti un film di finzione che non edulcora il presente, ma lo carica di significato. Trasforma perciò gli eventi realmente accaduti e rende la storia del protagonista – quella di un padre, un lavoratore, un uomo che cerca di compiere solo il suo dovere – più simile a quella di ognuno di noi. Perché Il segreto della miniera è una storia di coraggio, di ricerca e di sincero amore alla verità, a qualsiasi prezzo.

Emanuela Genovese